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dove salgono le corregge dei sandali, sono i più usati. Nella penisola balcanica, presso i Romeni di Macedonia, gli Albanesi, i Greci, i pantaloni aderenti sono più diffusi di quelli che noi attribuiamo ai Sarmati.

Sopra la camicia il contadino romeno si getta un mantello (il termine mantă è turco; mantie è un neologismo; vi è pure la șubă che di solito è foderata di pelliccia). E’ di lana (lână) bianca a disegni neri in Oltenia, tanto in montagna che in pianura; la stoffa è lavorata secondo antichi sistemi nello stesso ambiente rurale, e fin nelle radure delle foreste le pive o piue (singolare piuă o pivă, dal latino pillula)1 si trovano lungo i corsi d’acqua e fanno sentire nella notte il loro monotono ritmo. Questo prodotto, assai spesso ma fine alla superficie, si chiama con termine turco abà, e fu senza dubbio naturalizzato dai mercanti d’oltre Danubio, antichi fabbricanti di questo panno orientale, a buon mercato. C’erano degli abadgì (in romeno = abagii: la loro fabbrica e il loro commercio si chiamano abagerie). L’equivalente di questo termine è dimie, d’origine slava. Il costume dell’Albania e della maggior parte dei distretti serbi è fatto di questa stoffa e di questo colore.

L’«abà» non penetra oltre l’Olt, ma l’Oltenia conosce pure altri mantelli che le sono particolari: sopra un fondo bruno si staccano dei fiori dei più svariati colori, di un bell’aspetto d’intarsio policromo, rosso, turchino, verde, giallo. Nella Valacchia il lungo mantello non è mai bianco nè ha le trecce nere così complicate, benché sia fabbricato con gli stessi metodi da artigiani che sono pure «abagii».

La Moldavia conosce due forme di mantelli, che beninteso s’incontrano pure nelle province che già ne furono stac-

  1. V. Damé: Incercare de terminologie populară română, Bucarest, 1901, p. 167 e sgg. Cf. più recentemente Tache Papahagi, Images d’ethnographie roumaine, II, Bucarest, 1930.