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gna, a meno che, come nella Moldavia orientale, non preferiscano gli stivali che salgono fino al di sopra del ginocchio. Le pantofole, papuci, cipici, târâiți, e con un neologismo: pantofi — con o senza tacco — sono la specialità delle donne del sobborgo.

Le donne hanno di speciale il copricapo. Diverso di tessuto e di forma, esso serve presso i Romeni, come presso i Francesi delle varie regioni, a far conoscere l’origine più precisa delle persone. Quando non è sostituito da un brutto tulpan a fiori, d’importazione turca, comperato oggi, come nella maggior parte della Moldavia, nelle botteghe degli Ebrei, esso rappresenta un ramo importante del lavoro del paese, e, ben inteso, dell’arte popolare.

Talora è una leggera maramă (il greco moderno ha la forma «machramas», plurale «machramades») o cârpă, d’un fine tessuto di lino o di seta, che ricopre discretamente i capelli spartiti in trecce, spesso rialzate e combinate in modo da formare un’acconciatura più o meno complicata. Essa può talvolta prolungarsi sulle spalle e ricadere anche oltre la cintura; e ricinge, strettamente e delicatamente, quale appare in Occidente, durante il Medio Evo, dalle tele dei maestri del XVI secolo, il contorno del viso, spesso di un fine ovale aristocratico. In questo caso — nei distretti di Argeș, e specialmente nelle vallate che partono dall’antica «città» capitale, e per imitazione anche di Muscel — è un uso imitato dalla moda di Corte, d’origine bizantina, come si può osservarla negli affreschi delle chiese rappresentanti principesse del XIV, XV e XVI secolo.

Nei dintorni di Brașov, ove i «sette villaggi» costituiscono dei raggruppamenti importantissimi, quasi urbani, il velo prende all’incirca la forma di quello che continuano a usare le donne sassoni.

Un modo speciale di portarlo è quello di Săliște, il Grossdorf, già dipendenza sassone, vicino a Sibiiu-Hermannstadt: