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LO STRANIERO MISTERIOSO



Molti anni fa, quando io era tuttavia giovinetto1, e appena abbandonata l’Università di Oxford, si volle che il così detto gran giro desse l’ultima mano alla mia educazione. Credo che i miei di casa avessero già fatta indarno ogni prova per addimesticarmi colla saggezza, e che finalmente per una via più naturale cercassero un consimile intento dal moltiplicarmi fuor di patria le occasioni di conoscere gli uomini in società, e di conversare. Sembra almen questo il motivo per cui nove decimi de’ nostri giovinotti vengono mandati a girare il mondo. Nel decorso del mio viaggio rimasi qualche tempo a Venezia. L’indole bizzarra di questa città non mi dispiacque, e mi allettava assai certo tuono di mistero e romanzesco garbuglio che dominava in quel paese, delle maschere e delle gondole; ma soprattutto mi fece impressione un paio di neri languidetti occhi, che di sotto ad un zendaletto veneziano scoccavano strali al mio cuore inglese: quindi mi diedi a credere che col prolungare il mio soggiorno in Venezia avrei profittato nello studio degli uomini e delle usanze; o almeno lo diedi a credere ai miei congiunti: e questa credenza loro si confacea ai miei disegni.

Preparatissima era la mente mia ad essere scossa dalla singolarità ne’ caratteri e nel contegno diverso degl’individui; alla qual cosa aggiugnendosi che la mia fantasia era stata pasciuta di romantiche idee, associate fra noi alle idee che offre l’Italia, non farà maraviglia s’io divenni un cer-

  1. Il narratore, è un Baronetto che intertiene una brigata d’amici narrando loro diverse storie raccolte nel corso de’ viaggi che ha fatti.