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Sparziano che le stesse servissero al doppio uso di terme e lavacro. Laonde non può mettersi in dubbio che l’imperadore Commodo, di cui celiando scrisse un autore «che al mondo tutto fu incommodo», colmò di beneficii la sola Benevento. E un tal fatto si rende manifesto dall’essere stato largo di onori ad un cittadino beneventano, al quale fu eretta una statua, come cel dimostra la base di essa cavata dal fiume Calore, per essere stata divelta dal ponte di quel fiume presso Benevento, e che vedevasi un tempo nella casa della patrizia famiglia Pedicini.
Agli imperadori Lucio Settimio Severo, Pio Pertinace e M. Aurelio Antonino suo figlio allude una iscrizione trovata presso Benevento nella via Appia, e riferita da Giano Grutero. Non è ben noto qual fosse il ponte che questi Cesari rifecero vicino Benevento, poichè n’ebbe molti la via Appia: uno per guadare il fiume Sabato, a breve distanza dalle porte di Benevento, e due altri per guadare il fiume Calore. Di questi il primo, che dista meglio di due chilometri da Benevento, si dimanda Ponte Valentino, e per la sua solidità ed ampiezza dà sicuro e comodo transito ai passanti. Il secondo ponte del Calore, denominato ponte Rotto, di cui avanza ancora qualche rudero, era situato nel territorio di Castello, oggi detto Apice, e siccome il corso del fiume rende immagine di un arco, così la via Appia, che dritta correva, lo traversava due volte, e anche la strada attuale, che segue in molta parte il corso dell’Appia, trova due volte in suo cammino il detto fiume.
Di Gallieno imperadore, che s’associò all’imperio Licinio Valeriano, avanza in Benevento un’iscrizione che il Garrucci dichiara aver copiato in casa Cardone, divenuta proprietà dei marchesi de Simone. Di Valente e Graziano parimenti serba ricordo un frammento d’iscrizione che leggesi in un marmo spezzato dei ponte Leproso, il quale probabilmente fu architrave d’un grande edificio a questi Cesari dedicato.
É opinione volgare che dall’imperadore Valente abbia tolto il nome il ponte sul Calore nella via Traiana che menava a Brindisi, il quale anche ai nostri giorni si dimanda Ponte