Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/109

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ma non pare infondata addirittura l’opinione di molti che fosse fatto uccidere da Sergio Galba successore nell’impero a Nerone. Infatti nella vita di Sergio Galba scritta da Plutarco, e da Francesco Filelfo volgarizzata, si legge: «autem ex mala Ovinii administratione initio patiebatur iniuriam. Praeterea quae ipse recte instituebat Ovinius impediebat, quemadmodum fuit de Neronianorum suppliciis et Polycletus, et Pelinius, a Patrobus. Ora io giudico assai probabile che al traduttore facesse fallo il nome dell’ultimo liberto ucciso, e che dove Plutarco scriveva Vatinius, egli per errore avesse trascritto Pelinius; mentre si ha dall’istoria che niun Petinio fosse giammai nella corte di Nerone, ma sebbene Vatinio.


CAPITOLO XIII.


La massima parte degl’imperadori romani succeduti a Nerone ebbero in pregio la città di Benevento, vi eressero splendidi edifizii, e assunsero ai primi onori, e investirono delle primarie cariche dello Stato i suoi più distinti cittadini. Tutto ciò appare chiaramente da varie iscrizioni dichiarate da Giordano Nicastro e dal Garrucci, ed io, a dilucidare questa parte dell’istoria, e agevolare ai lettori la notizia dei patrii monumenti, stimo indispensabile di accennare ad alcune di tali iscrizioni.

Da una epigrafe che andò perduta, ma che fu riportata da Appiano, si desume che Tiberio edificò qualche edifizio in Benevento, o che ristaurò quelli eretti da Augusto. Antonino Commodo, che nell’anno 180 ascese all’impero, eresse un portico in Benevento, di cui serbasi memoria in un marmo, e da un’altra iscrizione risulta che vi furono in Benevento le Terme denominate Commodiane, quali stimo che fossero fatte erigere dallo stesso Cesare, se pur non dobbiamo ammettere che alle terme di Benevento si riferisse il lavacro mentovato da Lampridio, giacchè si deduce da Elio