Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/73

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nuto Fabio, con la sua stupenda virtù militare mutò in meglio le sorti della giornata, e sebbene i Sanniti pugnassero da eroi, pur tuttavolta prevalse la disciplina dei Romani, e al vecchio Fabio arrise di nuovo la vittoria. Non meno di 20 mila Sanniti perirono in quella gran battaglia, e altri 4 mila si resero prigioni, tra i quali il prode e magnanimo Ponzio. Fu questo tradotto in Roma, a rendere più glorioso il trionfo di Fabio, e poscia inumanamente gli fu mozzo il capo dai Romani, che in tal guisa rimeritarono la generosità dell’eroe sannita, il quale, non dubitando della fede romana, rimandò illesi due eserciti caduti interamente in suo potere alle memorabili forche caudine.

Con la morte di Ponzio ebbe fine la guerra del Sannio, ma le legioni romane ebbero ancora lunga pezza a guerreggiare per domare gli ultimi avanzi dei bellicosi Sanniti, e il console Curio Dentato percorse quasi tutti i luoghi del Sannio, portando ovunque la desolazione e lo spavento. E qui non posso trasandare di riferire un fatto assai lodevole di Curio, che ci è narrato da Valerio Massimo, Cicerone e Plutarco.

I Sanniti agognando di farselo amico, gli mandarono ad offrire una gran copia d’oro. I messi lo trovarono in una povera casa presso al fuoco che mangiava in una scodella di legno, e stupirono della sua povertà: ed ei disse loro che si riportassero quell’oro, perchè non ambiva ricchezze, ma bensì di comandare a chi le possedesse.

Il senato non fu alieno di rinnovare l’antica alleanza, e benchè i Sanniti tentassero in seguito di scuotere più volte il giogo romano, e prendessero parte ad ogni guerra mossa a Roma dai popoli confinanti, pur tuttavolta pare indubitato che il Sannio rimanesse nella dipendenza di Roma. E Benevento, città principalissima, e, come ora dicono, capitale dei Sanniti caudini, si tenne sempre fida a Roma, senza seguire l’esempio della maggior parte delle città sannite, che, per sottrarsi al giogo di Roma, si allearono a Pirro e ad Annibale, e presero parte alla famosa guerra sociale.