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Rimasto pertanto orfano, e con iscarsa fortuna per poter compiere i proprii studii, fu necessitato gittarsi all’ufficio di usciere; dove non potè durare se non qualche anno, essendo stato chiamato a militare, il che se non fu, come era legge, all’età di anni diciassette, pare probabile non fosse stato al di là dei venti.
In quel tempo Mitridate, re del Ponto, si era venuto atteggiando definitivamente a salvatore del mondo orientale, e Ararate, suo figliuolo, penetrava per la Tracia nella Macedonia, debolmente difesa, e veniva, a misura che si avanzava, riducendo a Satrapie tutte le regioni che occupava. La flotta, comandata da Archilao, il migliore dei generali di Mitridate, tentò inutilmente un attacco contro Demetriade in Magnesia, che fu valorosamente difesa dal prode Bruzio Sura, luogotenente del governadore di Macedonia che vi si era, riparando da quella tempesta, gittato con un pugno di soldati.
Non vi ha dubbio che Orbilio fu dei valorosi difensori di Demetriade; giacchè appunto in questi tempi egli militò in Macedonia, e servì prima come corniculario, specie di ufficio tra foriere e segretario, e poi in cavalleria. Ma Bruzio non istette contento alle difese, e, con una marcia arditissima lungo le coste, volò nella Beozia a combattere Archelao ed Aristione, filosofi epicurei, diventati, ai servigi di Mitridate, despoti di Atene. Si battè con loro ad Orcomene per tre intere giornate; ma l’arrivo di un soccorso di Peloponnesi lo costrinse a ritirarsi senza risultato nessuno, e in fretta a ricongiungersi con le cinque legioni sbarcate con Silla nell’Epiro. Orbilio dovette essere anco a questi ultimi combattimenti, e, se fu dei soldati che si ricongiunsero a Silla, fu altresì all’assedio e presa di Atene ed alle battaglie di Orcomene e di Cheronea dove fu fiaccato l’orgoglio asiatico. Avea 28 anni. Pare certo che egli non compisse tutti gli anni della sua ferma legale, e che tornasse a vivere una vita quieta e letteraria nella sua Benevento, che, antica e fedele colonia romana, era la sola città del Sannio non stata proscritta e venduta all’incanto.