Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/16

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di notte a suo talento dal proprio palagio al vicino tempio di S. Sofia; e vuoi anche per la fama volgare o tradizione che da secoli ci ha tramandata siffatta credenza. Arechi, come tutti i principi guerrieri, fu assai dedito alla caccia, per cui lungi dal fiume Calore, fuori la porta detta Gloriosa, destinò alcuni luoghi alla caccia, ornandoli di sontuosi edificio Ed ivi sondò pure un mirabile palagio con giardini, fonti e peschiere che derivavano l’acqua da varii condotti di piombo, e da ciò quella contrada tolse il nome, che conserva tuttora, di Mura della Caccia. E in somma non trasandò opera alcuna che avesse reputata giovevole ai sudditi o allo Stato.

Però le sue virtù da principe furon poca cosa rispetto a quelle di cittadino, le quali anche sole sarebbero state bastanti ad eternarne la fama in Benevento. E va innanzi a tutti gli altri suoi meriti la incorrotta giustizia resa nel principato durante il suo governo, poiché siccome fu pietoso ai poveri e liberale ai buoni di premii e di lodi, così si mostrò severo e inflessibile ai malvagi, tanto che parve a taluni storici che in questo trapassasse il segno, e che fosse perciò da riprendere. Però è a considerare che se Arechi trascese talora nel suo zelo per la giustizia, ne fu causa unicamente il suo caldissimo amore per la virtù, e l’orrore di cui era compreso per certi vizii, poiché scrive di lui Paolo Diacono che costumava protrarre in veglia le intere notti a chiedere perdono a Dio de’ suoi falli.

Questo principe fu anche dotto più che non davano i tempi, massime nella filosofia, e si mantenne sempre amantissimo de’ buoni studii, per cui, in quella pressoché generale ignoranza, la sola Benevento seppe pregiarsi di coltura, e in tutta Italia mantenne in qualche lustro la letteratura. E anzi si ha dall’istoria che al tempo di Ludovico II imperadore fiorivano in Benevento trentadue filosofi, cioè professori di umane lettere, che con tal nome erano indicati in quell’epoca. E il Gregorovius afferma che «nel nono secolo gli studii teologici, gli scolastici e i grammatici prosperavano in Benevento e che i suoi insegnanti godevano molta fama in Italia.» (Nelle Puglie, pag. 89). Eia coltura di Benevento