Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/161

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la guerra, sì bene e gloriosamente intrapresa, fece ritorno in Roma. Ma nell’anno seguente passò nuovamente nel regno con poderoso esercito, ed entrato in Napoli si mise d’accordo con Isabella sul modo il più acconcio per proseguire le ostilità, e poi andò a campo sotto Capila ove erasi chiuso il re Alfonso, a cui non diede l’animo di venire con esso a battaglia. Il patriarca, conoscendo che non gli sarebbe stato possibile di espugnare la città di Capua, si ridusse in Aversa, ove a lui si congiunsero le squadre spedite da Giacomo Caldora, e poi condusse l’esercito verso Montesarchio mandando a sacco la terra. Intanto i capitani e gli alleati di Alfonso, mettendo insieme una discreta armata, lo seguirono studiando tutti i modi per nuocergli. E in tale occasione accadde a poca distanza da Benevento un bel fatto d’armi narrato da Alfonso de Biasio, e che credo utile di accennare.

Il principe di Taranto si era accampato in Montefuscolo; e Giovanni Ventimiglia, e Riccio da Montechiaro nel castello di Tocco, affine d’impedire che il patriarca potesse ricevere le vettovaglie da Benevento. Questi avea spedita una delle sue squadre per fornire di viveri l’armata; ma per evitare il pericolo di un assalto nemico, fè porre in agguato quattro valorose schiere, ed egli col resto dell’esercito si nascose parimenti per combattere ove occorresse. E si verificò appunto ciò che egli avea preveduto; poiché il principe di Taranto mosse celeremente il suo campo da Montefuscolo, e irrompendo di improvviso contro la squadra, che precedeva le vettovaglie uscite da Benevento, la disfece al primo assalto; ma in quella che i suoi soldati erano intenti al saccheggio furono investiti dalle quattro mentovate squadre, alle quali riuscì agevole fugare le fanterie nemiche e farne grande uccisione. Il principe con i cavalli si pose in salvo nel suo quartiere, senza ricevere aiuto dal Ventimiglia nè dal Riccio, i quali temettero che in quel mentre sopravvenendo il patriarca avrebbe potuto metterli in rotta: ma questi nel giorno seguente trasse ad assalire il campo del principe di Taranto, ove fu combattuto con eguale bravura dalla mattina sino ad oltre la metà del giorno, e solo sull’imbrunire fu vinto l’esercito