Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/172

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Pari di Francia è un fatto che attesta certamente l’alto suo merito, maggiore della invidia, delle persecuzioni dei malevoli, e delle insidie degli emuli. Nè andò molto che procacciatosi la stima e benevolenza universale, fu nominato da Carlo VIII arcivescovo e conte di Vienna nel Delfinato, onore certamente altissimo se si consideri la sua qualità di straniero.

Egli intraprese in Parigi un lungo commento ai libri morali di Aristotele, e lo compì in Roma nell’agosto del 1498. Quell’opera fu sparsa d’immensa dottrina, e levò allora gran fama, benché ora, come accade della maggior parte delle opere di erudizione, sia quasi caduta in dimenticanza. E infine, quantunque molto innanzi negli anni, preso d’amore del suo nativo paese, fece ritorno in Benevento, sua patria, per godersi la pace domestica, e quivi morì lasciando il proprio retaggio a un suo germano, a lui di anni minore, che era uno dei consoli nobili della città in quel tempo, e fu sepolto nella cappella gentilizia di sua famiglia, posta nella chiesa di S. Lorenzo.

Le insegne della sua casa consistevano in un campo azzurro con un libro d’oro in mezzo, e con sette stelle all’intorno.


CAPITOLO VII.


Appena fu trasferito ad altra residenza il governadore Castellano Nicola Bonafede, che molto avea contribuito a spegnere gli antichi rancori dei due partiti, tornò la discordia a imperversare tra i cittadini. Per questo il pontefice Alessandro VII spedì in Benevento nel giugno del 1502 Giovanni Botonto da Viterbo, suo famigliare, con la qualità di Commissario contro i sediziosi, i quali al suo arrivo presero incontanente la fuga, onde in breve volgere di tempo fu ridata ai beneventani la pace primiera.

In quel tempo il regno di Napoli era stato diviso tra Spagnuoli e Francesi, donde accadde che, essendo nata aspra