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de la scalata alle mura della città, ed aperta per forza di armi una porta, s’introdusse in Benevento con qualche centinaio di seguaci. Niun cittadino però credette conveniente di favorire i suoi disegni, per cui dopo di aver derubate le case di alcune distinte famiglie, senza risparmiare quella del Vescovo di Ascoli, Vicario dell’arcivescovo Farnese, non trovando modo di occupare la rocca, uscì dalla città con assai ricco bottino. Al pontefice increbbe sopramodo una tanta audacia, e ingiunse al governadore Maso di far uso di tutto il suo rigore contro i ribelli, e di privarli dei loro beni. Maso con singoiar prudenza, dopo di aver secondati i desideri del papa, tentò di richiamare gli esuli nella città, con questo però che non osassero più turbare in modo alcuno la quiete dei cittadini, e a tale proposta di buon grado assentirono tutti. E quindi nel 29 aprile dello stesso anno 1517 fu compilato un solenne istrumento col quale si statuì che, messa in oblio ogni antica offesa, i cittadini avrebbero accolti gli esuli come fratelli. E per tal modo, rimessi i fuorusciti nella città, furono sopite le turbolenze nelle più cospicue famiglie.
A Maso successe nella Rettoria di Benevento Paolo Biondo, figlio del chiarissimo storico Flavio Biondo. Questi nel decembre del 1521 ebbe notizia che il borioso Salvadore de Gregorio, il quale possedeva il feudo di Villafranca, a lui trasmesso per lungo ordine di antenati, dava rifugio in una sua rocca ai malfattori e ribelli della città. E non potendo indurlo a desistere da siffatto abuso, e anzi vedendo che il de Gregorio, prendendo a scherno i suoi ordini, attendeva con ogni suo sforzo a fortificare la rocca del suo feudo, la cinse di vigoroso assedio, per modo che dopo pochi giorni cadde in sua mano. Ma oltre un tal fatto niente più di notevole narrano le cronache del governo del Biondo La tendenza alla ribellione, malgrado i tanti inutili tentativi, non cessò dei tutto in Benevento; giacché un tal Antonio Mascambruno, messe insieme alcune bande raccogliticcie, tentò di occupare per forza la città, e non gli sarebbe fallito il successo, se Gaspare Mascambruno, anteponendo la