Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/192

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Da quel tempo in poi i governatori limitaronsi a vigilare sul mantenimento dell’ordine pubblico, a comunicare di tanto in tanto i loro ordini al capitano di una piccola guarnigione di soldati d’infanteria, e anzitutto a rivedere le più importanti decisioni del Consiglio comunale, il cui potere era in quel tempo senza comparazione maggiore di quello di qualsiasi altra autorità del paese, e da ciò nasceva in gran parte il benessere, l’operosità, e anche l’opulenza dei cittadini. La cittadinanza era allora divisa in quattro ordini; il primo prendeva il nome di Piazza di Nobili Patrizi e si componea degli ottimali della città; il secondo ordine si nominava Piazza de’ nobili viventi, perchè si pregiavano di chiari natali e possedevano largo censo tutti coloro vi erano ascritti; il terzo ordine si dicea Piazza dei civili letterati, poiché appartenevano ad esso tutti i cittadini della classe media, che ora diciamo civile, purché si fossero distinti per un certo grado di coltura; e infine il quarto ordine era composto di popolani probi e possidenti, e tutti i quattro ordini della cittadinanza erano egualmente rappresentati nel nostro Municipio. I consiglieri dei quattro ordini, che allora appellavansi consiliari, si eleggevano separatamente mediante il suffragio dei cittadini iscritti in ciascun ordine. Le dignità poi del Consiglio di Benevento che ora noi diciamo assessori, e che in quel tempo in Napoll tolsero il nome di eletti, si appellarono consoli, ed era tanta la loro dignità che Paolo III con suo breve ordinava che i consoli, durante il tempo che adempivano al loro ufficio, non poteano esser tratti in giudizio se non per reato punibile con la morte, e per accusa di ribellione allo stato, o tentativo per

    sta particolarmente per esortarli ad ammetterlo secondo la detta patente, et a far dal canto loro quello sarò possibile per servigi di Sua Santità quiete e beneficio loro e nostra satisfazione, et per accettarlo anchora in ogni tempo generalmente, et in spezie ne troveranno prontissima e tutti li comodi et honori loro et Nostro Signore li contenti. Pavia n. vq. di luglio 1546.

    Al comando loro
    La Marchesa del Vasto