Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/197

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dustrie dei cittadini, ma nella seconda metà del secolo XVI come in altre città d’Italia, così anche in Benevento passarono tutti i termini nel dare il denaro a prestanza con pegni a frutto, e sapevano con sì fine arti cogliere al laccio gli incauti e i dissipatori che se ne vivea pessimamente. Laonde per la loro rapacità si mutò in odio la primiera benevolenza e la tolleranza in persecuzione, ditalchè la maggior parte dei beneventani eran bramosi di disfarsene, e perciò non è a dire se furon lieti allorchè Pio V li bandì da tutto lo stato ecclesiastico, tranne che da Roma e da Ancona, ove se produssero dei danni, operarono anche qualche bene, imperocchè, ove più ove meno, in tutti gli altri luoghi con i loro immoderati guadagni mandavano a male le entrate dei cristiani.

Però da quel tempo in poi la città di Benevento, benchè ricca di commercio, e favorita dalla sua forma di governo, vide preclusa ogni via di poter mai più dilatare i suoi confini, e rimase sino all’ultima rivoluzione scema di popolazione, di ricchezza, di forza e di prestigio, e solo circondata da pochi casali e villaggi che riduceansi ai seguenti: S. Angelo a Cupolo, S. Leucio, Maccabei, Maccoli, S. Marco ai Monti, Bagnara, Montorso, Motta, Panelli, Pastene, Perrillo, Sciarra, e due fondi che furono in altri tempi abitati; cioè Villafranca e Caprara, ed io di tutti questi luoghi farò ora brevissima menzione.

La terra di S. Angelo a Cupolo prende un tal nome da una chiesa eretta anticamente in onore dell’angelo Michele, e giace a quattro miglia da Benevento con i casali di Panelli e della Motta. Questa terra acquista decoro da un ampio edificio eretto nell’anno 1755 per cura dell’arcivescovo Francesco Pacca, e che era abitato dai PP. della Congregazione del SS. Redentore, istituzione recente che fu approvata da Benedetto XIV Lambertino. Il dominio di essa terra nel secolo XV passò alla mensa arcivescovile per pena di un grave delitto commesso da chi ne tenne il possesso. Ma siccome una germana del colpevole era fuora professa nel monastero di S. Pietro in Benevento, così per un sentimento di