Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/200

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con tutti i suoi possedimenti nella diocesi di Cerreto. Il castello e feudo della Caprara è oggi posseduto dagli eredi del conte Carlo Torre, stato già Prefetto di Milano, il quale da questo feudo prese il titolo di conte.


CAPITOLO IX


Fra lo scorcio del secolo XVI e il principio del seguente, non ostante i brevi limiti del territorio beneventano, ebbero luogo frequenti usurpazioni di suolo, derivate dalla prepotenza dei potenti baroni delle prossime terre, i quali, non paghi di ciò, si davano a predare anche gli armenti dei possidenti beneventani col pretesto di averli colti nell’atto che pascolavano sui loro terreni. Laonde la Corte Romana, per dar fine a tali abusi, se la intese con i viceré di Napoli, e quindi, mediante un reciproco accordo, furono segnati stabilmente i confini del territorio beneventano, e si emanarono tanto dal papa che dalla corona di Spagna severe leggi per punire i violatori dei confini che dividevano lo stato beneventano dal reame di Napoli.

Ma se furono sedate le dissenzioni nate in Benevento per le violazioni dei confini, la città incorse indi a poco in gravissimi pericoli per l’usanza, seguita sempre dai beneventani, di dare ospitalità non solo, ma di accogliere come amici i fuorusciti napoletani, quantunque Clemente VIII con un suo breve avesse ingiunto che i napoletani rei di lesa maestà non fossero accolti in Benevento e neanche nel contado.

Nel novembre del 1700 alcuni semi di discordia, sparsi ad arte nell’animo dei napoletani, produssero quel rivolgimento di Napoli volgarmente noto col nome di rivoluzione del principe di Macchia. I congiurati, dopo essersi abboccati in Roma con i capi della fazione imperiale, decisero che D. Giuseppe Capece, D. Carlo di Sangro, e il barone D. Sciscignet; segretario imperiale; movessero per Benevento a pren-