Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/203

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con questo però che non sarebbero stati alieni di aggregare al loro ordine persone del popolo, che fossero fornite di dottrina e delle altre qualità che le rendessero degne di un tale onore. E poichè non fu possibile di conciliare le diverse opinioni, il popolo propose nel Consiglio una domanda per l’aggregazione di molte famiglie popolane alla nobiltà; ma l’ordine dei patrizii insistette perchè la domanda non fosse accolta. La plebe cominciava a dar fuori voci sediziose, per cui i cardinali Mattei e Aldobrandini diressero varie lettere ai governadori, con le quali si ordinava che fossero astretti i nobili ad annuire alle brame del popolo, per mantenere la quiete nella città. I nobili non vi si piegarono, e solo dopo lunga contesa aggiunsero al loro Ordine Antonio Sorice e Vincenzo Camonte, due dei più distinti popolari senza concedere altro. E non ostante le insinuazioni della Corte Romana e dei governadori non fu emesso alcun decreto che definisse la controversia, la quale rimase sempre irresoluta. E sin quasi ai nostri giorni varii uffici d’importanza soleansi concedei e sovente per privilegio a qualche patrizio, come quelli di Gonfaloniere, arcidiacono e via dicendo. E dippiù, sinchè non ebbe luogo la recente soppressione degli ordini religiosi, il patriziato tentò di conservare un ultimo privilegio col formare una congregazione di soli nobili, i quali serbaronsi il dritto di attendere ai così detti esercizii spirituali nella cappella della loro congregazione, in cui non erano ammessi che i soli patrizii. Ma anche un tal privilegio fu ai nostri giorni abolito, non essendo giusto conservare una distinzione in materia religiosa, e nella pratica dei divini ufficii, ove non han luogo le mondane distinzioni, poichè gli uomini debbono almeno ne’ sacri templi riconoscersi per uguali.

Composte in pace per qualche tempo le discordie interne tra i patrizii e la plebe, nuovi timori sopravvennero per le rivolture di Napoli, eccitate da un giovane Amalfitano, Tomaso Aniello, Masaniello chiamato dal volgo; il quale, data forma al popolare scontento, sollevò la città contro il governo di Spagna che aveva immiseritolo stato coi balzelli, e mediante il terrore del popolo insorto conseguì per brevis-