Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/205

Da Wikisource.

– 196 –

tornò a rifiorire il commercio, e le novelle industrie prosperarono di molto, fruttando insperati guadagni, e specialmente venne in fiore l’arte della lana, che fu primamente esercitata da un tal Girolamo Mascambruni, il quale n’ebbe per qualche tempo dal Consiglio comunale la esclusiva concessione. Ma Tesser posta la città di Benevento nel centro del regno di Napoli, e a poca distanza dalla metropoli, nocque sempre al suo benessere, imperocchè prima i vicerè, poi i sovrani di Napoli la considerarono come una città nemica. E perciò lo sviluppo che prese il commercio dì Benevento verso la metà del secolo XVI increbbe al governo dei vicereggenti, che impedirono le comunicazioni di Benevento coi paesi del regno, e misero in opera ogni mezzo per isolare la città, suscitando ostacoli alle sue comunicazioni commerciali, e distraendo da essa il trasporto dei grani e delle altre derrate, il che non è a dire se costernasse la intera popolazione. Niente valsero, a impedire tali danni, le preghiere e le proteste dei beneventani; poichè sebbene i regi ministri non fossero avari di belle promesse, pur nondimeno a queste non corrisposero i fatti. E però, protraendosi a lungo quel duro stato di cose, fu astretto il comune a spedire e mantenere a Roma un deputato a sue spese, affinchè col ritrarre al vivo al Pontefice le necessità di Benevento, e le intollerabili angarie del governo napoletano si fosse alla fine ottenuto di rimuovere, anche con la minaccia delle censure ecclesiastiche, secondo le consuetudini dei tempi, i tanti ostacoli che il vicerè frapponeva al libero sviluppo del commercio di Benevento. Molte convenzioni a tal uopo furono tentate tra la corte romana, il consiglio comunale di Benevento e i regi ministri di Napoli, ma non si mandarono a fine, sinchè dopo non pochi anni si compilò una solenne scrittura, con la quale fu sancito che la città di Benevento avrebbe somministrato ai regi ministri una determinata copia di grani a modico prezzo, e che mercè una tale spontanea contribuzione non più sarebbero state impedite le comunicazioni di Benevento col regno di Napoli e con gli altri stati d’Italia. Il Manzoni nel suo romanzo immortale, ritraendo al vivo le