Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/218

Da Wikisource.

– 209 –

Coscia erasi rifugiato nel palagio del marchese degli Abati, che fu tosto circondato dal popolo furibondo, ma allo scaltro cardinale venne fatto di eludere le ricerche dei suoi persecutori, e fuggirsi da Roma sotto mentite vesti; senza che il popolo ne avesse preso sospetto. I savii provvedimenti adottati dal sacro collegio impedirono maggiori turbolenze. Intanto essendosi negli altri stati propagata la nuova di quel tumulto con molta, al solito, alterazione dei fatti, se ne attribuiva a torto la colpa ai beneventani. Nè tale opinione cadde solo in mente a persone volgari, ma fu accolta e tramandata ai posteri da autori di alto merito. E tra gli altri il Montesquieu, quando udì la morte di Benedetto XIII, scrisse al padre Cerati della Compagnia dell’oratorio di S. Filippo questa lettera: «Finalmente Roma è libera dalla bassa tirannia di Benevento, e le redini del pontificato non sono più nelle loro vili mani. Tutti questi ribaldi con Santa Maria alla testa sono tornati alle capanne dove nacquero, a raccontare ai loro parenti i tratti della loro passata insolenza».

Sedato il tumulto e sottentrata in Roma la calma, il sacro collegio, dopo aver celebrate solenni esequie al defunto Benedetto XIII, tenne un conclave, e ai 12 luglio dell’anno 1730 elesse a sommo pontefice il Cardinal Lorenzo Corsini che tolse il nome di Clemente XII. Questi fece suggerire al Coscia di rinunziare all’arcivescovato di Benevento. Il Coscia vi si rifiutò, per cui si compilò un processo pei fatti di cui era incolpato nella congregazione dei cardinali. E poco dopo fu intimata al Coscia la restituzione di trecento mila scudi alla Camera Apostolica e alla Tesoreria, somma per abuso da lui riscossa, e non avendo voluto il Coscia aderire alla richiesta, fu detenuto nel Castel S. Angelo. Ma non essendo ben vigilato gli riuscì di fuggire nel marzo del 1731 e di condursi in Napoli, ove fu protetto dal vicerè conte di Harrack, a cui poscia fu ingiunto dalla Corte di Vienna di concedere al Cardinal Coscia intera balìa di dimorare in qualsiasi parte del regno che più gli fosse a grado. Adirato il pontefice per quella fuga gli notificò un monitorio, col quale si faceva