Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/225

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toscani — tanto gelosi dei loro uomini illustri — benchè grandissimi ammiratori del Cocchi, tennero sempre che nacque in Benevento. E appunto per eliminare qualsiasi dubbio sul luogo della sua nascita, mi diedi cura di verificare un tal fatto nei nostri archivi, e rilevai dal libro dei battezzati o matricola, compilato per ordine del nostro tanto benemerito Orsini, e depositato nella nostra Curia Arcivescovile, che Antonio Cocchi sortì i natali in Benevento nel 3 agosto del 1695 da Giacinto Cocchi, nato in Mugello, ma domiciliato da molto tempo in Napoli, sua patria elettiva, e da Beatrice Bianchi di Baselice, comune un tempo della provincia di Molise, ed ora della provincia di Benevento. E la data della sua nascita corrisponde a quella allegata dagli autori che ne scrissero la vita. E aggiungerò pure che i suoi tre nomi di battesimo furono Antonio, Domenico e Marino.

Tutta la vita di Antonio Cocchi fu un assiduo studiare ed operare, per cui non riuscì solo un medico sommo, per ciò che i tempi concedevano, ma addivenne peritissimo anche in altre scienze, e molto istrutto nella letteratura. Egli bramoso di conversare coi veri dotti contrasse in Firenze intima amicizia coll’illustre inglese Zeofilo Hasting, il quale lo indusse a recarsi seco in Inghilterra, ove ebbe occasione di prendere dimestichezza col sommo Newton che lo tenne in altissimo concetto, sicchè protraendo ivi la sua dimora, se ne sarebbe di molto vantaggiata la sua condizione. Ma come accadde a tanti illustri italiani, i quali, benchè colmi di onori in terra straniera, sospiraron sempre l’invidiato cielo d’Italia; così anche egli, tratto da un irresistibile impulso, fece ritorno in Toscana, accettando una cattedra di medicina teoretica nell’Università di Pisa. E dopo pochi anni si ridusse in Firenze, ove gli fu conferita una cattedra di filosofia naturale, e quivi ebbe l’agio di dar opera con indicibile ardore ai suoi studii prediletti, e coltivare simultanaemente varii generi di erudita ed amena letteratura.

In quei tempi anche nell’aurea Toscana dominava la falsa opinione che le scienze niente avessero di comune con le lettere, il che fu causa non solo dal decadimento di