Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/248

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ponenti la rappresentanza municipale, e in somma di tutti coloro che eransi dichiarato avversi alla repubblica. Dopo ciò doveasi dar luogo indicamente a un consiglio di guerra per giudicare i ribelli nello spazio di poche ore, e di farne eseguire l’immediata fucilazione sul Ponte Sabato; e si risolvette pure di chiedere nuovi ostaggi, scelti tra le principali famiglie e spedirle in Napoli. La sera del medesimo giorno l’arcivescovo Spinelli — avendo avuto sentore di tutto ciò — lasciò Benevento, congedandosi dai cittadini con un discorso assai commovente, ma gli ordini contenuti nella lettera diMathon, ed emessi dalla Commissione non ebbero effetto, per essersi i cittadini atteggiati per prudenza a fautori della repubblica partenopea.

Intanto il cardinale Ruffo, mandato da Ferdinando IV ad occupare le Calabrie, e ad insorgere contro la repubblica partenopea, levò un’esercito di cinquantamila uomini tra moscoviti, inglesi ed insorti, e si fornì sufficientemente di artiglieria. E non tardò molto a entrare in Napoli a capo di quell’armata, prendendone il governo con la qualità di Vicerè nel 13 giugno. I beneventani allora con un pubblico documento dichiararono che intendeano esser retti dal governo napoletano, il che, a dir vero, fu sempre la principale delle loro aspirazioni, e diedero esempio alle convicine popolazioni di sottoporsi alla podestà del re di Sicilia. La truppa napoletana, che in quel tempo si disse reale, perchè sostenitrice dei dritti di Ferdinando IV, in numero di cento, per la via di Nola giunse in Benevento nel giorno 3 giugno, e fu accolta con gran giubilo da tutti i cittadini, e con unanimi acclamazioni di viva il re.

Poco dopo fece ritorno in Benevento il benemerito arcivescovo Spinucci, e in luogo dei municipalisti furon rimessi i consoli, e fu dal Vicerè di Napoli rifermato a governadore il marchese Giuseppe Pacca, per avere in tempi torbidi esercitata con lode l’ardua carica di Presidente della Municipalità. L’albero della libertà fu incendiato, ed in suo luogo si eresse una croce.

In Benevento non vi erano giacobini nel vero senso della