Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/275

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se i padri di famiglia, rammaricati pei loro figli dati all’ozio, nutrissero sempre in cuor loro il desiderio d’una mutazione di governo.

Intanto il fiero caso di Cosenza macchiò in tutta Italia e fuori la fama di Ferdinando II, per avere infierito senza necessità contro pochi giovani, oscuri, senza seguito, senza fautori, e già ridotti in suo potere. (Gioberti, I prolegomeni). E allora in tutti gli stati del napoletano si diffuse vivissima la brama di nuove riforme civili, informate a quei principii liberali ai quali furono sempre avversi i Borboni.

E quando nel 1846 scendeva nella tomba Gregorio XVI, che non tenne conto alcuno del famoso memorandum presentato al governo pontificio dalle cinque grandi potenze Francia, Inghilterra, Austria, Russia e Prussia, col quale si chiedeva che la legislazione degli stati romani fosse ispirata ai generali principii della giustizia e della vita civile, lo stato andò sossopra per le recenti sommosse tentate in Bologna e in Rimini, e per le efferate commissioni giudiziarie, fornite di potere eccezionale, le quali erano state istituite nella Romagna. Ma i liberali più moderati, vagheggiando la splendida utopia del Durando, del Gioberti, del Balbo e di altri, che io direi neoguelfi, aspiravano alla libertà e alla nazionalità per la via lunga e dubbiosa delle riforme, e quindi, a conseguire il loro intento, attendeano con febbrile impazienza l’elezione del nuovo papa.

Dopo appena due giorni di scrutinio, a impedire l’insurrezione negli stati pontifici, fu ai 16 giugno 1846 annunziato dalle logge del Quirinale di essere stato assunto al pontificato, col nome di Pio IX, Giovan Maria Mastai da Sinigaglia, già cardinale vescovo d’Imola. Questi, per essere proclive ad accordare un certo grado di libertà civile, ed avido d’aura popolare promise sin dal principio del suo governo grandi ed utili riforme. E infatti dopo un mese le inaugurò col famoso editto che richiamava dall’esilio e dal carcere quei benemeriti italiani che erano stati puniti non di altra colpa che di amare la patria. E poichè i romani chiedevano cose nuoce e uomini nuovi, e che il go-