Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/277

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Sicilie la città di Benevento. In Napoli erasi in quel tempo costituito un poderoso partito esteso a tutte le provincie del napoletano, che avea in mira di costringere Ferdinando II a concedere la costituzione del 1820. Nella capitale avea sede il comitato generale che trasmetteva i suoi ordini ai comitati istituiti occultamente nelle provincie, ai quali incombeva di levar gente in caso di bisogno. (Nisco, vita di Ferdinando II). I liberali di Napoli fecero disegno anche sui beneventani, che adescarono con la promessa dell’annessione, antica nostra aspirazione. I cittadini più liberali ed operosi, e segnatamente i principali ufficiali della Guardia nazionale, agognavano ardentemente che si porgesse qualche occasione propizia all’annessione, ma essi erano con tutto ciò avversi a qualunque idea di rivoluzione, o di dar mano al partito che agitavasi in Napoli per tenere in fede il re, il quale sembrava propenso a cogliere qualsivoglia pretesto per non mantenere i patti. E fu perciò che il Comitato generale ritenne indispensabile di far capo ad altri uomini più arrischiati, e, con la lusinga anche di privilegi ed altro, riuscì nel fine che si era proposto. Salvadore Sabariani, discendente della nobilissima famiglia di quell’Ettore Sabariani che, per avere ucciso il governadore Andreoni, subì il taglio del capo, e che per una tale memoria di famiglia abborriva più che la morte il governo pontificio, accettò il periglioso mandato, e, circondatosi di uomini risoluti a porsi a qualunque cimento, compose un comitato, a cui dava mano il Barone Nicola Nisco, ed altri della Valle Caudina. E quando stimò che il momento fosse stato maturo, fece circolare tra i suoi amici una specie di proclamazione ai cittadini per incitarli alla rivolta. Però avendo inconsultamente confidato a qualche amico di Napoli il suo disegno, fu denunziato alla delegazione di Benevento da un tal Alessandro Perfetto, uomo devoto al governo pontificio, e per giunta delatore di mestiere, onde si ordinò la cattura del Sahariani e dei suoi fautori. Il marchese Andreotti, colonnello della Guardia Civica, avendo accettato l’incarico di eseguirla, si recò a tarda sera, seguito da molte Guardie Nazionali, e da taluni gendarmi a