Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
– 312 – |
Ma i tuoi di contristava assidua pena
Per la materna gloriosa terra
Venuta a man degli avversarii suoi.
E quando osò spezzar la sua catena
Dall’Alpi all’Etna in venturosa guerra
L’eccelsa altrice di famosi eroi,
Tu, patria mia, nel suol sebezio, dove
Più lieto splende di natura il riso,
Prima levasti l’itala bandiera.
E allor che in dure prove
Fu l’insano oppressor rotto e conquiso,
Dal Vesévo alla sicula riviera
Tu esultavi, mirando Italia infine
Che i prischi serti ricompose al crine.
Ed or che il cielo più benigna sorte
A te consente, un avvenir giocondo
Al tuo fidente antiveder sorride.
Già per le vie frequenti un novo e forte
Soffio spira di vita, odi un profondo
Fremer d’uomini e cose, all’opre arride
De’ solerti tuoi figli il fausto evento;
E d’ambite dovizie, di gentili
Magnanimi costumi, e d’operosa
Gara d’arti, ornamento
Primo e il più caro ai popoli de’ vili
Ozii sdegnosi, un’èra avventurosa
Per te, diletta patria, alfin matura
Nel chiuso grembo dell’età futura.