Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/57

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che sono testimoni fedeli non meno della sua scienza teologica che del suo felicissimo ingegno, per guisa che si potrebbe noverare con ragione tra i migliori poeti di quel secolo che vissero in Italia. E che in quei tempi era in fiore la letteratura in Benevento si rileva pure da un opuscolo di Ausilio francese — che dimorava in Italia tra lo scorcio del secolo IX e i principii del X — e che fu inserito nella raccolta del dottissimo Mabillone, la quale ha per titolo Vetera analecta.

E da quel libro rilevasi che furono consultati i letterati della Francia e quei di Benevento su alcune ordinanze del pontefice Formoso che Stefano VII intendea fossero dichiarate nulle. E si ritiene comunemente che dopo le città di Roma, Ravenna, Milano, Napoli e Pavia, tutte le altre città d’Italia in quel tempo perdessero al paragone di Benevento, e questo amore dei beneventani alle lettere si attribuì da molti all’insigne ordine di S. Benedetto, che avea in Benevento i suoi più ragguardevoli monasteri sondati dai longobardi beneventani; poiché è noto che in quei tempi le lettere non furono coltivate che dai monaci, alla cui diligenza siamo debitori della conservazione delle opere degli antichi.

Ludovico, innamorato del viver lieto di Benevento, protrasse quivi a lungo la sua dimora, e, secondo il Vipera, fece dono alla chiesa beneventana nell’anno 868 del castello di S. Angelo del Gargano, e di altri beni. Ma non fu durevole un tale stato di cose, poiché i franchi che componevano il seguito dell’imperadore, e gli altri che erano a guardia della sua persona, presero a comportarsi in modo da non essere gli abitanti più sicuri nè dell’onore delle loro donne, nè delle proprie sostanze, e la stessa imperadrice Angelberga, coi suoi modi altieri e imperiosi, contribuì di molto a rendere inviso il marito anche a quei cittadini che più gli erano stati devoti. (Zigarelli, Verusio) E fu per questo che Adelgiso, mettendo da banda ogni sentimento di prudenza e di gratitudine, concepì l’audacissimo disegno di far prigione l’imperadore, e mettere in ceppi tutti i suoi