Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/58

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guerrieri, con che non solo macchiò la propria fama, ma pose a gran repentaglio la sicurezza dei suoi stati.

Ludovico con la sua famiglia avea stanza in un ampio e ricco edifizio posto a poca distanza dalla città, di forma quadrata regolare con le mura di magnifico lavoro, che torreggiavano da fronte e da lato, con varie logge e stanze terrene, e che giacea in luogo assai forte per natura e per arte. Era trascorso oltre il mezzogiorno del 25 agosto, allorchè una turba di armati cittadini, condotti dallo stesso principe, si avanzò sul limitare della turrita rocca, e le scolte stupefatte udirono dar nelle trombe e videro lampeggiale le aste, e le schiere beneventane in atto d’investire le mura. Ludovico, accorso a quel trambusto, senza dar segno di timore, ascende, con la moglie, la figlia e con uno stuolo delle sue guardie, sulla più elevata torre di quell’augusta magione, ove si fortifica, e intima ai suoi soldati di star saldi alle difese delle mura. Per tre giorni intieri si pugna con diversa vicenda da entrambe le parti, e ai ribelli riesce vano ogni sforzo per espugnare il castello. Adelgiso, furente per la inattesa e indomita resistenza, fa animo ai suoi seguaci onde scalino le mura, li rampogna della loro dappocaggine, intima la resa agli assediati, esortandoli ad evitare un maggiore spargimento di sangue, ma tutto era niente; sinchè, appigliandosi a un estremo rimedio, ordina che si appiccasse il fuoco al forte, e già le fiamme, secondate dal vento, ascendono in alto, e circondano d’ogni banda la torre. I difensori, senza piegarsi al terrore della morte imminente, risolvono di perire impavidi sotto le mura del castello, anzichè deporre le armi, ma Ludovico, dando luogo alla prudenza, ne sedò il furore, e ingiunse a tutti di desistere dalle offese, e da ogni ulteriore resistenza. E non debbo neanche omettere come in tutte le cronache locali non pure, ma anche in alcune istorie di grido narrasi che quando Ludovico fu ritenuto prigione da Adelgiso principe di Benevento, i suoi soldati s’inanimavano l’un l’altro a liberarlo