Pagina:Isocrate - De' doveri del sovrano.djvu/13

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po che incominci quel Rè che ama rispondere alla grave sua missione.

Oltre a ciò è necessario che il Rè ami gli uomini e la società che amministra: chè nè a cavalli, nè a cani, nè ad uomini, nè ad alcuna cosa finalmente è possibile che taluno acconciamente sopraintenda, se non prende diletto di quanto è alle sue cure affidato.

Il popolo ti sia raccomandato, e sia supremo pensiero tuo adoperare con quello in guisa che abbia a compiacersi del tuo governo, apprendendo dalla esperienza che, qualunque ne fosse la potenza, ebbe più lunga vita quel reggimento in cui con maggiore diligenza fu coltivata la moltitudine. Il tuo governo poi sarà sicuro se non rilascerai il freno alla petulanza del volgo, nè permetterai che i grandi insultino a quello, e se darai opera in ciò che le dignità ed i maestrati ottengano i migliori, e che tutti gli altri in generale vadano immuni da ogni sopruso1. Imperocchè questi sono i cardini sui quali poggia la pubblica felicità.

  1. Coloro che pensano non darsi sicurezza di dominio se non a mezzo di un governo dispotico leggano i Santi Padri tra i quali l’Aristotile cristiano S. Tommaso nel suo trattato de regim. princ., S. Agostino lib. 2 e 5 de civitate Dei, e S. Ambrogio nella omelia quinta, li di cui pensieri che manifestava al popolo giova ricordare — Leges omnibus esse communes, atque observari eas devotione communi; uno omnes teneri vinculo; non aliis jus esse quod alius sibi intelligat non licere, sed quod qui liceat licere omnibus; et communem reverentiam, PATRUM QUOQUE CONSILIO REMPUBLICAM GUBERNARI. Commune omnibus urbis domicilium, commune conversationis officium, unum praescriptum omnibus esse, unum consilium — Se ne’ mutui rapporti adunque de’ dritti e de’ doveri stabilisce PIO MAGNO la sua dominazione temporale, se vuole che un corpo di eletti del popolo prenda con lui ad esame la cosa pubblica, se i privilegii concede non ai nomi, ma alle cose, alla industria, alla dottrina, al genio, segue una politica nuova, sovversiva? — Confessiamolo: PIO intese ricondurre il potere sulla vera via, da cui per l’orgoglio degli uomini e per le cruente abberrazioni del fedualismo erasi da tanto tempo dilungato. Egli rivendicò i diritti della giustizia, e ripetè ai governanti la solenne ammonizione che la Chiesa dirigge ai Rè all’atto della loro unzione — Justitiam, sine qua nulla societas diu consistere potest, erga omnes inconcusse administrabis (Pontificale romano). Così la Chiesa ha sempre inteso i doveri