Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/107

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il diritto di mogareh. 85

popolazione totale. Ogni plebeo è obbligato ad affidare la difesa dei proprii interessi ad un patrizio, che in molte circostanze si costituisce suo protettore e mallevadore, ed in compenso percepisce dal proprio cliente cospicui tributi. I plebei godono diritto d’asilo nella casa del simagile.

Sussiste anche fra essi la condizione di schiavo, la quale è però meno dura che in ogni altro paese, in grazia di certe disposizioni protettrici. Un Bogos può essere schiavo per nascita, per vendita, perchè si trova nella impossibilità di pagare i suoi debiti, od anche per sua spontanea volontà. Comunque sia, lo schiavo gode facoltà di scegliersi un padrone; di più si può anche riscattare col pagamento del valore di 10 vacche, che corrisponde presso a poco a 160 franchi. Il padrone, riguardato dalla legge come padre dello schiavo, è responsabile dei delitti che questo può commettere, e se fosse ucciso, egli ha diritto di vendicarne la morte.

Ogni giovane, in seguito ad una cerimonia che rammenta la presa della toga virile presso gli antichi Romani, diventa a 18 anni maggiorenne e sfugge d’allora in poi alla potestà del padre. Questi può a suo talento uccidere il proprio figlio ancora minore od anche venderlo come schiavo. Il turpe mercato si pratica talvolta negli anni di carestia, e ciò spiega la presenza in Keren di non pochi schiavi indigeni.

Il capo della famiglia o sim gode tra i Bilen di una grande autorità su tutta la sua parentela fino al settimo grado. Egli è considerato come sacro, come inviolabile, e riscuote certi tributi fìssi nel primo anno della sua carica.

Riguardo ai matrimoni, ponno considerarsi come semplici contratti in presenza di testimonii. Il Sapeto scrive in proposito che non sono irrevocabili nè esclusivi, e che il sacramento per mancanza di preti è andato in disuso. Vengono però, come in tutto l’Oriente, così tra i Bogos, celebrati con gran pompa. «Parecchi giorni innanzi, soggiunge l’autore precitato, le giovani del paese si raccolgono a casa della sposa, e notte e giorno ballano e cantano al suon d’un tamburetto, che alcuna di loro tocca con le mani; nè si vergognano d’esser quasi nude o cenciose, purchè la felice loro compagna sia onorata. Ma è un dir niente alla galoria chiassona, che fanno il dì dello sposalizio. Le forosette, acconce i capelli a trecce spesse, sottili e penzo-