Vai al contenuto

Pagina:Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano, Treves, 1876.djvu/125

Da Wikisource.

i mensa. 99

nottato. Il sentiero non è altro che un burrone a pareti quasi perpendicolari, in cui non si può procedere che ad uno per volta, inerpicandosi per rozzi scaglioni; i cavalli ed i muli, sebbene non sieno ferrati, scivolano spesso sulla roccia levigata, ma pure superano felicemente il mal passo.

Dopo due ore di sì aspra salita, che mettono a dura prova i miei polmoni, mi è alfine concesso di pigliar fiato su di un terrazzo erboso, coltivato a dura, dal quale si domina tutto il paese fin qui attraversato. C’imbattiamo, in questo luogo, in una mandra di buoi simiglianti ai nostrani, ma più piccoli ed armati di più lunghe corna. I loro pastori, che appartengono alla schiatta dei Mensa, offrono un tipo che mi sembra superiore alla razza, mista del Samhar. Alti di statura, magri, disinvolti, presentano fattezze regolari, fisionomia intelligente, forse un po’ altera. Secondo il costume del paese, portano tutti la corta lancia abissina ed alcuni anche uno scudo rotondo, alquanto prominente nel centro, fatto in pelle d’elefante.

Senza gran fatica, la carovana pervenne sul crinale del monte da cui si scopre in basso l’ampia distesa dei pascoli di Maldi ed all’intorno un semicircolo di montagne dentellate, che rammentano le nostre prealpi piemontesi e lombarde. Verso la vetta la vegetazione, assai fitta, risulta principalmente di una conifera e d’una specie d’olivo selvatico (Olea chrysophylla), il cui legna durissimo serve ai Bogos a far le aste delle loro lancie; ai rami si abbarbicano lunghe chiome biancastre di Usnea barbata, che somigliano da lontano a ciuffi di canape. Regnava nel bosco un silenzio solenne, non turbato nè dal garrire degli uccelli, nè dal ronzare degli insetti, come fosse stato deserto di creature viventi, e solamente quando, per l’opposta china, calai alla base della montagna, tornarono a ricreare il mio orecchio le voci degli alati cantori.

Giunti al piano, ed oltrepassate alcune praterie che alternano con piccole macchie, ci arrestammo al limitare d’un boschetto ombroso, sulla sponda d’un ruscello; e qui ciascuno pose mano alle provviste. Le mie fatalmente erano esaurite, poichè pel timore di sopraccaricare il mio povero somarello, mi ero munito d’una quantità troppo piccola di viveri, sperando che, lungo il tragitto, avrei trovato a comperarne altri, o la caccia m’avrebbe somministrato di che far fronte al mancamento. Ma le mie pre-