Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/200

Da Wikisource.

unito ad 80 de* Genovesi, con mille Teutonici inviati dalr imperatore, e posti sotto la guida del conte d’Avellino Rainulfo. La flotta Pisana che uguale comandamento ricevuto avea d’invadere proditoriamente, la città d^ Amalfi, si mosse al travaglio con minacciarla di ferro, e di fuoco (i). A tale intimazione que^ cittadini, che con fermezza nel 1096 resistito aveano alla potenza di tre principi Normanni, e contro ventimila Saraceni ] vidersi abbassare il capo alle condizioni de^ Pisani, ed a prezzo di moneta comprare la salvezza della patria: auri sacra Jhmes!! Né qui fecero tregua i Pisani, che passando sopra le due città di Scala e di Ravello con le stesse mire, e proposito v^ intimarono un ugual sentenza. Quegli abitanti rifiutando si violenti contribuzioni, opposero la resistenza alle minacce, ma caduti sotto gli sforzi delle armi Pisane subirono col fuoco, col sacco e col ferro la pena che tocca sempre a* vinti. Dopo tanta barbarie i medesimi imbarcatisi sulle loro navi passarono ad assediare Salerno, che in quindici giorni firmata la pace col re Ruggieri si restituirono a Pisa. Cosi la sovrana de’ mari e del commercio, affrontata dalla rivalità e gelosia de’ Pisani con due ruinosi saccheggi, e (i) Chron. Benev. an. 1137. Nec mora^ jussu praedicti Imperatoris, super civitatcm Amalpbilanam fesUnat, cogitans, igne, ferroque eam depopulari. Cives autera Amalphitani, Consilio salutis invento, pecunia multa data ad Im})eratoris «et Pisanorum pervenit fidelitatem. Inde super Rebellum, et Scalam properaotes, eas invadunt, et universa eorum bona diripientes, in ore ignis et gladii eas consumnnt; virosque et muHeres cum eorum parvulis capti fos perducunt; sicque super tali vindicla parisi, ultra quam credi potest, insultant.