Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/264

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«44 no. di gioja stese le uiahi verso di Essa, e come dì méntiCQ delle cose mondane e vincitore nella terrìbile lotta 9 esclamò: Domina mea, Domina mea. Richiesto da circostanti di ciò, rispose: Non vedete la B. Vergine? eo^ola qui presente (2) ^ e ciò pronunziato, con fronte serena spirò felicemente nel seno della madre di Mise* ricordia.. Fbdxiigo ^ * ’^ nobile amalfitano e religioso benedettilo Cavense, visse sotto s. Alferio abate di quell’insigne monistero. La condotta di sua vita per lo innanzi troppo rilasciata, talmente lo cruciava nel pensiero, che fin agli ultimi istanti di vivere vergognossi di confessare le sue colpe. V abate Alferio che soprannaturalmente ne conobbe lo stato, gli parlò e lo ridusse a confessarsi con molte lagrime. Mori circa Tanno iia3.. Pietro, della nobile ed illustre famiglia Capuano di Amalfi, iiome sacro ed immortale in ogni petto amalfitano, fu da prima; creato da Celestino III cardinale diacono del titolo di s. Maria in via lata, e poi da Innocenzio III promosso all’ordine de^ preti del titolo di s. Marcello. — Il sommo sapere e T onestà del suo ca(4) Cab. Biicelinus inenologium sanct. Bencdict. p. 12. Petro Diac. jnou. Ca«in. — Mauro Maixbesio ec.