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Libro Secondo. 153

quelli, che si eternarono al Mondo) trà le ruine d’alcuni fondamenti una marmorea cassa di grandezza mediocre ne trasse: tosto con la secure la ruppe, dove (in vece dell’oro bramato) un fascio d’antichissime scritture, stretto fra lame di piombo trovatovi, quelle dal piombo disciolte, gittò per isdegno nell’acque; stimando haver anch’egli cosi deriso à bastanza, con la vendetta la sorte. Intesosi da Cittadini Montenovesi atto si fiero, ciascheduno (tenendo certo, che le gettate scritture fossero de i Santi Martiri, che in Ostra morirono per Christo, nelle generali persecutioni, che da Tiranni sofferse la primitiva Chiesa, de quali raccontassero le passioni, i supplici, & i fatti gloriosi) corsero in furia per darli con le pietre la morte; tutta volta, à persuasion de i prudenti, frenarono il zelo, che dall’alterato sangue erasi trasmutato in isdegno, e rimettendo in tutto à Dio la causa, sol con il piombo, la cassa con infiniti lamenti gli levaron di mano; la quale come reliquia santa, dentro la Chiesa del Crocefisso portata, hoggi per pila dell’acqua santa si serve. Dopò questo gran caso non molti giorni morì l’infelicee Agreste. Et in men d’un’Anno al sepolcro seguitaronlo i parenti; si che di lui, affatto s’estinse il seme, & ogni rampollo di si dannosa pianta estirpossi. Et se in meno d’un secolo, cose di tale stupore scoperte si sono in questo sito; quanto altre maggiori ne i più remoti tempi, quando le ruine di Ostra erano più fresche, si saranno dal medesimo estratte; di cui, per la semplicità di coloro, che in quei giorni habitavano la Contrada, in iscritto veruna memoria non trovasi. Dalle raccontate cose per tanto, e da molte altre à noi ascoste, che fra queste ruine trovare si sono, chiaramente raccogliesi: Ostra non solo stata essere Città celebre, & di nobili habitatori ad ogni tempo ripiena, (come dal principio accennossi) mà che da i primi d’Italia habbia tratto gli suoi alti principij, che furono dopò il Diluvio i Giganti, che nell’edificar Babel per guerregiar col Cielo restarono confusi, & per la Terra dispersi (secondo che addita la Scrittura Sacra nel Genesi al Capitolo undecimo in queste parole: Et inde dispersit eos Dominus super faciem cunctarum Regionum.) Gran numero di queste mostruose genti, dal Campo Senaar, dopò la loro degna confusione navigò in Sicilia, ove poi esse genti lungamente l’habitationi fermarono: come di quelli sino al presente vedonsi le smisurate ossa, particolarmente nelle grotte di Leontino, come io le viddi l’Anno 1614. mentre curioso quei paesi scorsi; Tomaso Fazello ne forma un Libro. Da Sicilia in Italia entrati poscia, sino à queste parti si spinsero; delle quali per la fertilità, e bellezza innamorati, si disposero in questo sito di fermarvi la stanza; come nel luogo, ove di Suasa le ruine giacciono per la vera testimonianza, che ne fanno l’ossa de i medesimi quì trovate, & in Cirvi

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