Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/31

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rità e sopratutto riconobbe che la tedescheria, cuor sanguinoso d’Europa, era la stessa, sempre.

Capì anche che l’Italia era necessaria nel conflitto come nelle feste religiose è necessario l’incenso. Amici veri e falsi; nemici ipocriti e palesi si pentirono di aver dimenticato l’eternità gloriosa della madre nostra, sentirono che Roma sarebbe stata ancora una volta cagione di vittoria o di sconfitta. E tutti ci furono attorno: e quel che implorarono e dissero deve essere immensamente significativo; ma non è conosciuto.

E l’Italia nel suo più nudo ma nel suo più puro sembiante, purificata dai fronzoli e dai falsi ori, entrò schietta nella voragine.

Quale potenza allora la sostenne e la sostiene?

O madre, tutto quello che tu segretamente le donasti e che non era conosciuto dai più: la virtù della potenza invincibile che viene dalla rassegnazione; il criterio alato della giustizia; l'armonia eroica tra la vita e la morte!

Ella apparve come sorgesse dall’ignoto del suo destino, come l’Arcangelo che intimidisce le tenebre.

Chi è stato sui campi di battaglia conosce il miracolo!


Lasciate che io vi parli di un ricordo che riunisce le fila del mio ragionamento.

Una notte, una notte proprio dell’ultimo maggio, tornavo dall’osservatorio, il più avanzato che avessimo allora su Gorizia: tornavo presso le batterie.