Pagina:Italia - 28 maggio 1992, Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.djvu/5

Da Wikisource.
Camera dei Deputati -233- Senato della Repubblica

xi legislatura - discussioni - seduta del 28 maggio 1992


E a proposito delle riforme, è appena il caso di ricordare la diretta, costituzionale responsabilità e competenza del Parlamento, insieme alla responsabilità costituzionale dei partiti, che consiste nel concorrere a determinare la politica nazionale. È chiaro che la Commissione dovrà avere dei termini entro i quali riferire al Parlamento. Ma, attenzione: l’attuale Costituzione in vigore dal 1948, finché non vi siano modifiche grandi o minori approvate dalle Camere ed entrate in vigore, è pienamente viva (Vivi applausi). È pienamente operante e deve essere rispettata e vissuta, pena l’affossamento dello stesso concetto di Stato di diritto!

E vi è la questione morale. Troppe volte, chi fece appelli morali fu accusato di moralismo. Ma una politica che non risponda a norme di umana morale, certo non è più politica, poiché non può essere servizio alla polis, alla comunità. L’abuso del denaro pubblico è fatto gravissimo, che froda e deruba il cittadino fedele contribuente ed infrange duramente la fiducia dei cittadini: nessun male maggiore, nessun maggior pericolo, per la democrazia, che l’intreccio torbido tra politica ed affari!

Occorre energia, serenità e perseveranza della magistratura ma occorre, essenziale in ciascuno di noi, il senso della Stato. Sta a noi, investiti di pubbliche responsabilità, darne esempio severo, libero, intemerato. Il senso dello Stato non è una vana, formale devozione ad aride istituzioni costituzionali, ma è il senso della comunità, della gente, dell’uomo, è il senso del dovere verso gli altri.

Tante dolorose constatazioni, però, non ci facciano perder di vista l’enorme numero di cittadini onesti, rispettosi delle leggi, capaci di sacrificio e tante volte pazienti nel sopportare inefficienze o deficienze dello Stato nei pubblici servizi. Non ci facciano perdere di vista l’intemerata illibatezza, la scrupolosa amministrazione, il pagare di persona di innumerevoli politici e pubblici amministratori di ogni colore politico e con ogni tipo di responsabilità. Non generalizziamo mai! Non speculiamo! Non facciamo polveroni utili soltanto a chi è già impolverato, e idonei unicamente a demolire ogni speranza di ripresa, ogni fiducia nelle istituzioni!

Non serve a nessuno l’opera di denigrazione delle istituzioni. Certo, dipende da noi — e lo ripeto — che le incarniamo, da noi responsabili ai vari livelli dello Stato e della cosa pubblica; ma vorrei appellarmi anche a coloro che hanno il difficile, eppur necessario ed insostituibile compito di studiare, di esaminare, di commentare, dalle cattedre universitarie agli studi dei politologi, di seguire giorno per giorno la vita della nazione. Mi rivalgo alla stampa, che ringrazio con grande rispetto per il suo compito difficile; mi rivolgo a tutti i mezzi di comunicazione così indispensabili ed auguro a loro grande devozione alla verità, che non può mai essere deturpata o ferita affinché la loro stessa voce abbia l’ascolto più ampio e più efficace.

Rendiamo omaggio a questo popolo onesto, attivo, per bene, capace di sacrifici ed ancora fiducioso nella ripresa dello Stato democratico. Senza l’aiuto di tutti, la convinzione di tutti, il sacrificio di tutti, la democrazia non diventa forte e valida.

Rendiamo omaggio alla laboriosità, all’intraprendenza, all’ingegno del mondo economico, così vario e vitale anche se in momenti delicati e faticosi.

Rendiamo omaggio ai lavoratori di questa Repubblica fondata sul lavoro (Generali applausi), dove ancora tante volte questo diritto fondamentale non riesce ad essere riconosciuto, dove tanti giovani sentono e soffrono l’incertezza e temono la delusione per il loro domani. Qui meritano menzione le lotte sindacali per i diritti essenziali della persona, qui la speranza che la comprensione e la reciproca collaborazione prevalgano a garanzia di una giusta pace sociale.

Ora il mio pensiero va a chi più soffre; entro nelle case, negli ospedali dove vive la speranza ed entro là dove la speranza si spegne, entro nelle case dove ancora miseria di ogni genere alberga, busso alla porta dei carcerati per ogni male commesso o imputato. Aggraverei ingiustamente la loro pena se accendessi facili attese di libertà, ma negherei valore alla giustizia se spegnessi in loro la speranza della redenzione e del reinserimento nel vivo della società.

Penso alle innumerevoli vittime della violenza e del delitto; penso a ferite umane che