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dai Genovesi, fece porre scuole, massime dal clero, e apri l’Università a Corte.

Non lasciossi accecare dalla moda in guisa, da non sentire l’importanza della santa sede, per quanto allora umiliata dai re; e supplicò il papa togliesse l’isola in protezione, e riparasse ai disordini allignati in quella Chiesa durante la guerra civile. Clemente XIII, chiesta invano l’adesione da Genova, mandò un visitatore apostolico: ma la Repubblica genovese, esclamando ch’e’ ne violava i diritti, e tenea mano coi ribelli, spedì navi per impedirlo, e una taglia di seimila scudi. Pure il visitatore approdò all’isola credente, recando le benedizioni che confermano le speranze, e molto bene vi operò, d’accordo col Paoli; il clero ne attinse coraggio a grandi sacrifizj in pro della patria: nè per questo il Paoli risparmiava di punire i preti e frati contumaci; diede ricetto anche agli Ebrei, perfino ai Gesuiti; liberalismo allora stupendo.

Non è dunque meraviglia se il Paoli era amato come un padre. E l’isola ormai potea reggersi senza soccorsi stranieri, lusingavasi di diventare potenza marittima come le antiche di Grecia, viepiù da che facilmente tolse ai Genovesi l’isola di Capraja, possesso un tempo di casa Da Mare. Ne restarono ontosi e desolati i Genovesi, e convinti da quarant’anni d’inutili sforzi di non bastare contro la ben ordinata resistenza, chiesero soldati alla Francia, la quale, paurosa di vedere annicchiarvisi gl’Inglesi, ne mandò nel 1764 col conte di Marbœuf. Costui portava anche patti d’accordo; occupò le fortezze, ma usò riguardi agli abitanti; non era veduto di mal occhio, ma una domanda sola gli si dirigea: — Lasciateci indipendenti». Il vessillo di San Giorgio sventolava sulle fortezze di Bastia, San Fiorenzo, Calvi, Algajola, Ajaccio: ma avendo i Genovesi avuto anch’essi l’ardimento d’accogliere i Gesuiti espulsi di Francia, i Francesi li punirono di questa libertà col ritirarsene, e subito i Côrsi ebbero occupato ogni cosa, eccetto le fortezze.

Ai Genovesi qual rimaneva altro partito che cedere i proprj diritti alla Francia? Questa, credendo che tale acquisto la compensasse del perduto Canadà, nel trattato di Compiègne (1768) accettò l’isola a titolo di pegno per somme che eranle dovute, ma in realtà dandone in prezzo quaranta milioni di tornesi, e assicurando a Genova il dominio della Capraja e de’ possessi in terraferma. All’udir tale baratto Giangiacomo Rousseau prorompeva: — Popolo servilissimo questi