Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/360

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338 illustri italiani

elidere i prodigi del suo genio militare1: la presa di Parigi, come Vauban aveva predetto, metteva la Francia all’arbitrio dei vincitori, che la riducevano ai confini monarchici del 1792.

Or dove sono i tanti acquisti fatti dalla Rivoluzione? dove quella magnifica Francia? dove quell’esercito, provato alle vittorie e alle sconfitte, che essa aveva affidato a Napoleone affinchè assicurasse la pace? Tutto egli ha consumato, e quarantatrè vascelli, ottantadue fregate, ventisei corvette, cinquanta brik, valutati duemila milioni, e due milioni di coscritti, e indietreggiò di settecento leghe. Tutto questo s’affaccia alle memorie, e il pensiero represso, il commercio estinto, la libertà conculcata, la Francia consegnatagli nel colmo della prosperità, ed ora calpesta dai cavalli baskiri e cosacchi.

Eppure Napoleone non si crede vinto finchè la bandiera tricolore sventola a Genova, Mantova, Alessandria, Venezia; passerà l’Alpi con cencinquantamila uomini, e rinnoverà il duello sui campi che gli diedero la prima gloria. Ma colla prosperità cessò la cieca obbedienza de’ generali e de’ parenti. Il senato a Parigi pronunzia decaduto lui e la sua famiglia: gli Alleati dichiarano non tratteranno più con Napoleone, al quale, proclamato unico ostacolo alla pace, si domanda che rinunzii.

Tentato d’uccidersi e non riuscito, egli manda la moglie e il figlio a suo suocero onde sollecitare, non riguardi per la Francia, ma migliori condizioni per essi. Ed egli abdica ai troni d’Italia e di Francia, e riserva per sè la sovranità dell’isola d’Elba, alla quale va fuggiasco, tra le imprecazioni de’ Francesi. Nel momento d’imbarcarsi disse a taluno che il compassionava: — Non è la mia caduta che m’affligge; ma l’aver inteso gridare su’ miei passi, Viva gli Alleati»2.

  1. Quando già gli Alleati erano a cento chilometri da Parigi, il 12 gennajo 1814 fu presentato all’imperatore il disegno di fortificare Parigi: esso il ricusò, ordinando solo di compire la cinta daziaria. Sei giorni prima che gli Alleati arrivassero, comandò di tracciar opere esterne, preparando tutto per quando l’imperatore l’ordinasse. Nei cento giorni si fecer opere di terra al nord; e bastarono questi deboli schermi perchè 80 mila uomini aspettassero di piè fermo i vincitori di Waterloo, che poteano ancora pentirsi. In quei cento giorni, Napoleone, ravveduto, pensò alle fortezze, e incaricò Carnot di restaurarle, tardi comprendendo ch’è necessario unire la guerra di manovra colla difensiva.
  2. Il grido popolare era, Vivent nos amis les ennemis. Un gran liberale, Carlo Comte, scrive: — Quando gli Alleati entrarono in Parigi, io non provai che la felicità