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gregorio vii | 445 |
mezzi ecclesiastici pel fine morale di sostenere i diritti loro e de’ popoli; e i principi della forza e delle armi per istaccare le nazioni dalla Chiesa. Già la legge civile colpiva gli eretici d’infamia, gli escludeva dai diritti civili, ne confiscava i beni, non ponendo in ciò distinzione di gradi sociali. I papi non faceano che applicarla a loro modo; erano barbare quelle leggi; non sempre opportuna questa applicazione; ma ogni secolo va giudicato secondo le opinioni, le norme, le consuetudini, le dottrine sue. Noi oggi ravvisiamo i difetti dell’assolutismo regio e papale d’allora, come altri vedranno poi le colpe dell’odierne costituzioni. Ma chi gli atti e i tempi di Gregorio VII misurasse dagli odierni, troppo mal intenderebbe la lotta fra la Chiesa e lo Stato.
Gregorio pellegrinò per tutta Italia, amicandosi i prelati buoni. Abbracciando l’intera cristianità nelle sue attenzioni, dove in persona non giungesse moltiplicavasi per via di legati; non negligeva le minuzie della reggia e della cella; ingiunse che tutti i vescovi nelle proprie chiese facessero insegnare le arti liberali; agevole dovunque trovasse docilità, inflessibile coi contumaci, instaurava l’antica disciplina; non badava a farsi nemici, perchè in ogni atto si proponeva non compiacenza umana, ma la salute delle anime.
Divenuto il sacerdozio e le prelature privilegio dei ricchi, quest’una cosa mancava, che quelle comodità non si dovessero comprare colle astinenze del celibato, nè il posseder benefizj togliesse le gioje della famiglia; da ultimo si rendessero patrimonio le dignità, i vescovadi, il papato, introducendo anche nella Chiesa l’assurdità delle cariche ereditarie ch’ella avea sempre rejetta. Ed a questo pure si tendeva; e già in molte diocesi era invalso il matrimonio dei preti, che la prudenza, il decoro, la libertà necessaria al clero aveano fatto vietare. Allora dunque che Gregorio richiamò la trascurata proibizione, si allegavano la consuetudine d’alcune diocesi, i privilegi speciali, i legami di famiglia già contratti; e un lamento levossi per tutta la Chiesa occidentale.
Il clero dell’alta Italia erasi di buon’ora corrotto, ed a Milano il mal costume era cresciuto in proporzione della ricchezza e potenza del clero; indarno il Concilio di Pavia avea voluto interdire il matrimonio ai preti, i quali pretendevano appoggiarsi ad una con-