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574 illustri italiani

preci della Chiesa; semplicissimo il vestire, i fanciulli scalzi e in camicia; la contentezza su tutti i volti. Il Romagnosi non vi rinvenne ombra di delitto; incaricato di aggiustar alcune minute differenze, non trovò che alcuno asserisse un fatto falso o negasse un vero; «l’impressione da me allora ricevuta di questo consolante spettacolo fu così profonda, che non l’ho mai potuta dimenticare» (§ 1066).

E forse volea sottintendessimo che tale stato non era dovuto a congegni costituzionali, ad arzigogoli politici, a parolone de’ pugilatori della Camera e de’ giornali; e altra cosa che la politica volersi ad ottener quell’ordine sociale, nel quale sono respinte le ingiurie e pareggiate le utilità mediante l’inviolato esercizio della comune libertà, e quella facilitas imperii, che forma il voto supremo d’ogni savio Governo.


XV.


Come tutti i pensatori, il Romagnosi volea dare ai varj suoi scritti un concetto unico, facendoli convergere a due opere che aveva in progetto, la Filosofia civile e la Vita degli Stati; pure confessava: — Niun lavoro io lascio che comprenda un corpo d’intera dottrina, ma soltanto vedute fondamentali, la più parte concernenti la civile filosofia, e che servono di nesso, di complemento, e in parte di riforma a quelle che già esistevano».

Qual sentimento destava in noi allorchè ci additava il lungo stadio che gli rimaneva a percorrere, mentre lo vedevamo chinare a precipizio verso la fossa!

Fu il Romagnosi appuntato di oscurità. In taluno la difficoltà d’intenderlo sarà subjettiva, nata dal mancare del corredo di cognizioni convenienti a tanta sapienza, o dalla sciagurata abitudine delle frivole letture, che avvezzano gl’intelletti a scivolare sopra le cose, a foggia di ruscello che per ogni lieve inciampo svia e si spande ove più agevole trova il passaggio. È impossibile riuscir chiaro a chi non vuol essere attento; ma una stringata analisi, un cumulo di postulati, ardui complicamenti delle posizioni astratte, frequenti digressioni sul metodo; uno stile ch’egli medesimo confessa astratto, generale, compatto, rimoto dalla comune e più sensibil maniera di comprendere le cose, rendono faticosa la lettura del Romagnosi, che, nella sua aridezza impassibile ed algebrica, mai non esce con una