Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/634

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diventano acerbissimi censori del prossimo, condannando d’empietà l’universale senso e perpetuo uso della Chiesa, e chiunque non si fa servo delle loro opinioni. Da questa arroganza e da questi amari zeli li liberi Nostro Signore Iddio, e doni loro carità e dolcezza di spirito, e tanta umiltà che s’astengano dal giudicare temerariamente i dogmi e usanze della Chiesa, condannando sì rigidamente tutti quelli che con vera umiltà di cuore la riveriscono e seguitano, e cominciano a credere che, molti di coloro che da essi sono condannati e tenuti idolatri ed empj perchè non credono quello che cre-

    gusta colla speranza i beni della vita eterna. Adunque il cristiano dee vivere in un continuo desiderio che Dio gli accresca la fede, per la quale si conosca giustificato e fatto figliuolo di Dio per li meriti di Cristo; che Dio gli accresca la speranza, per la quale aspetti con desiderio la risurrezione de’ giusti; che Dio gli accresca la carità, per la quale ami Dio con tutto il cuore, odiando l’amor proprio, fonte d’ogni peccato. La carità sostenta la fede e la speranza, perchè l’amore fa che l’uomo creda e speri facilmente. La speranza della vita eterna fa che il cristiano non si curi della vita presente, e per conseguente è modesto e umile nelle prosperità, e forte e paziente nelle avversità. La fede viva ci mantiene incorporati in Cristo, e per conseguente vivificati dallo spirito di Cristo, il quale è spirito fecondissimo, e perciò nell’anima del vero cristiano produce frutti dolcissimi, come è la carità, il gaudio, la pace, la benignità, la bontà, la mansuetudine, le fedeltà e la speranza. L’anima, che si sente del tutto sterile di questi ed altri simili celesti frutti, tenga per fermo che non ha in sè lo spirito di Cristo: e chi non ha lo spirito di Cristo, non è di Cristo, come dice san Paolo.
    «L’adorazione cristiana consiste in spirito e verità, e allora il cristiano adora in spirito e verità quando si umilia sotto la potente mano di Dio, benedicendo il suo santo nome in ogni tempo, e ringraziandolo di ogni cosa sì avversa che prospera, tenendo per certo che niuna cosa gli avviene senza la volontà di Dio. Con la quale volontà conformando la sua, il cristiano viene ad unirsi con Dio, e diventa uno spirito con esso lui, e gode una tranquillissima quiete, sicuro da tutti i tumulti ed errori del mondo: perciocchè, vengano pur sopra di lui le infermità, la persecuzione, la povertà, la perdita de’ figliuoli e tutte le altre avversità, che egli le riceve con la faccia allegra e serena, sapendo che vengono per volontà di Dio, la quale egli ha fatta sua, volendo tutto quel che vuol Dio, il quale usa di purificare nella fornace delle tribulazioni le anime de’ suoi eletti, conducendogli alla felicità del paradiso per quella medesima via che condusse l’unigenito suo figliuolo Gesù Cristo.
    «La meditazione consiste nel pensare a Dio e alle sue perfezioni, e ai beneficj, i quali dalla sua onnipotenza, sapienza e infinita bontà sono comunicati liberalissimamente a tutte le creature, e particolarmente a veri cristiani, e consiste nel pensare a Gesù Cristo passibile e mortale, a Gesù Cristo impassibile e immortale. In Gesù Cristo passibile e mortale considera il cristiano l’umiltà, la mansuetudine, la carità, l’obbedienza a Dio, l’estrema povertà e le continue ignominie e persecuzioni,