Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/108

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98 illustri italiani

de’ classici, e dalla conversazione alle grazie urbane, fu chiesta moglie dal conte Giulio Perticari di Pesaro; e per quelle nozze i poeti migliori fecero ciascuno un inno ad uno degli Dei Consenti, in nessuno de’ quali mancava un grano d’incenso a Napoleone. Gli Dei non arrisero a quelle nozze; benché sieno vili calunnie quelle che la pubblica opinione accettò da uno, che ha tempo di sentirne rimorso, se non ha coraggio di disdirle.

VIII.

Stanco dalle lotte giornaliere, sazio degli eroi e dei letterati d’un giorno, il Monti rifuggiva ai classici. Di Virgilio era appassionato; divisava un commento sulla vera bellezza di Dante; dell’Ariosto fece un attento spoglio, come il faceva di tutti i classici, spigolando le frasi che poi disseminava a piene mani ne’ suoi carmi. Silvio Pellico stupì quando il poeta gli mostrò là farragine di queste pietruzze di cui congegnava i suoi musaici; esperimento davvero pericoloso a chi non sappia fondere. Ma è un’altra specialità di questo genio l’aver non solo attinto a’ classici d’ogni paese, ma sentito il bisogno di tradurli, fossero Omero o il patriarca Pirker, Anacreonte o Kriloff, Virgilio o Klopstok, Voltaire o Ezechiele. Nel 1803 avea vulgarizzato le satire di Persio, improba fatica che nessuno ripeterà, e dove resta ancor più da indovinare che da tradurre1. Altre volte pubblicava eser- Sovra un proprio ritratto egli fece quest’epigramma:

Chi è costui? — Monti. — Chi’l pinse? — Appiani
— Vedi quanta il pennel vita dispensa!
— Il veggo. — Or dì: perchè non parla? — Ei pensa.

    Figlia, io rispondo, d’un gentil sereno
         Ridon tue forme, e questa immago è diva
         Sì che ogni tela al paragon vien meno."
    Ma un’imago di te vegg’io più viva,
         E la veggo sol io; quella che in seno
         Al tuo tenero padre amor scolpiva.

  1. Quando la baronessa di Staël fu a Milano, il Monti le portò sua traduzione di Persio, ed essa lo ricambiò con un volume delle opere di Neker, suo padre. Era allora centro della colta società la spiritosissima moglie di Leopoldo Cicognara, quella che il Giordani chiama divina. Il Monti, uscendo dalla Staël, passò da questa, e vi depose il libro avuto, dicendo lo prenderebbe un’altra volta. Ed ecco poco dopo