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Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/126

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116 illustri italiani

dine esatto, bella proporzione, stile dignitoso insieme e popolare, che mai non appanna il pensiero, anzi rifonde l’alito in immagini morte: vita briosa, passo concitato verso la meta, incessante cura della grazia, della convenienza, della chiarezza principalmente, trovando egli brutto ciò che non fosse chiaro; signoria della frase, architettura armoniosa d’idee limpide e concatenate, pittura talora delicata, sempre evidente; splendore delle immagini, riprodotte con felicissima agevolezza, con un fare largo e sicuro, con maestrevole sprezzatura; donde risultava la perfezione dello stile, benchè i più schivi trovino declamatorio il tono, ed eccessivo quel lusso ondeggiante di pensiero e di linguaggio.

Colla Bassvilliana era parso raggiungere il senso mistico de’ Trecentisti nell’insigne concetto di fare il mondo dei vivi strumento di espiazione ai morti; ma nello svolgere quel concetto, poi nel riprodurlo troppe volte senza amore nè fede, palesò che dalla vita postuma non sapeva evocar che ombre: ombre incontrane quella di Ugo; ombre de’ Druidi invogliano di sangue i Parigini; ombre di regicidi decapitano il re; ombre di filosofi vengono a berne il sangue; ombre di vittime della rivoluzione fan corteggio all’ombra di Luigi che sale al cielo. Poi tornano ombre nella Mascheroniana, ombre nel Pericolo e nel Fanatismo, ombre nella Battaglia di Marengo e nella Spada di Federico: ombre nell’Aristodemo; sin nella Prolusione pargli «vedere le ombre de’ sapienti che all’Italia meritarono il titolo di maestra».

Egli poi dipinge, non pensa; improvvisa, non esercita la riflessione, che è la coscienza dell’ispirazione; l’eleganza eleva sino a diventar creazione; la sonorità del verso, l’onda della frase tengongli vece del sentimento e del concetto, della emozione personale le classiche reminiscenze, che sa assimilare così da parere spontaneità: e da somigliare stile dell’anima quando in fatti non è che stile dell’arte.

Certe note che alla Bassvilliana soggiunse in nome dell’editore, difendendo e chiarendo là ragione storica e la poetica dell’opera, rivelano splendidamente il modo di vedere del poeta, il quale non cura tanto il fondo quanto l’espressione. Ribatte dapprima chi la giudica poema epico, o chi ne fa protagonista il Bassville, somigliandolo piuttosto alla Divina Commedia, alla quale con ciò ricuserebbe la natura epica. Accusavanlo d’aver ripescato arcaismi nelle bolgie