Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/176

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166 illustri italiani

tenuto conto, fossero di qualunque paese1: ma i Milanesi aveano voce più grossa, il che ne’ litigi vai meglio che l’averla più giusta: sapeano già

    ligrafo; il Paradisi due libelli, il Lamberti la famosa lettera di Clevaste Parnesio, e sino quel buffone di Rossi di Reggio una parodìa del 1° canto. Dal libretto del Lampredi e da una gazzetta di quel tempo apparisce che quei signori voleano esser premiati senza concorrere. E la cabala e l’influenza del’ Paradisi sull’Aldini ministro a Parigi poterono tanto, che ottennero dall’imperatore un vero giuoco di bussolotti, con un decreto che portava: «Vista l’opinione del giurì di Firenze, che propone 10,000 franchi, ecc., se ne rimette il giudizio definitivo all’intero Istituto di Firenze» (che era stato nominato in quel tempo da Cuvier, Degerando e Janet).
    «Or qui cominciali le dolenti cose. Il Micali con quattro tomi e l’Atlante, paragonati a due librettini come era il mio poemetto e la Polissena del Niccolini, ci volse le spalle per tentare se al nuovo giudizio otterrebbe il premio intero: e l’avvocato Collini (che avea mandato al concorso una sua opera di legislazione, la quale non aveva ottenuto neppur la menzione onorevole), eletto dell’Istituto, per vendicarsi ritirò l’opera e si assise giudice de’ suoi vincitori. Fu concertato tra i Milanesi e lui che si cercherebbe di persuadere i nuovi giudici di non dar nulla a nessuno. Voi vedete, conoscendo gli uomini, qual era il nostro pericolo. Io, per prepararmi alla catastrofe più che probabile, stesi il piano d’una farsa, intitolata Primo e secondo giudizio, in due atti e in versi; e di cui, per farvi ridere, voglio trascrivere un terzetto. Al Micali, allora amico, io aveva detto che, in questo affare, non ci erano di solido che i 3300 franchi, il resto era fumo. Divenuto nemico, si serviva di questo scherzo per dir male di Niccolini e di me. Ecco che cosa gli ponevo in bocca:

    Micali e due bidelli dell’Accademia della Crusca.

    Micali.

    Quello poi che più mi stomaca
    È il trovarmi in concorrenza
    Di poeti con un paro
    Senza fama nè decor,
    Che più stimano il denaro
    Della gloria e dell’onor.

    Un Bidello.

    Oh sublimi sensi e bei
    Di chi presta al trentasei,
    E col pegno nelle man!

    L’altro.

    Sempre peggio è degli ebrei
    Se ti scortica un Cristian.

    Per varj mesi fummo in preda alle male arti, che infine soggiacquero alla giustizia

  1. Nel concorso del 1813 si premiarono il Mengotti per l’opera Sulle acque correnti; il Pindemonti pei discorsi aggiunti all’Arminio; il Colombo pel trattatello Sulle doti d’una colta favella. Nel premiare il Mengotti l’Accademia gli scriveva che «se in vigor della sua istituzione, apprezzar doveva ogni libro che disteso fosse in bello e purgato stile toscano, ragion volea che più estimasse quelli che, in un col pregio della lingua, si avessero l’importanza dell’argomento, e manifestassero sommo ingegno ne’ loro autori».