Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/178

Da Wikisource.
168 illustri italiani


Che che ne sia, quel Vocabolario era un sintomo del ripigliato studio della lingua patria, dopo l’imbratto che v’aveano indotto gli scrittori del secolo precedente, poi le amministrazioni francesi. La qual riazione erasi fatta sentire non appena sonò il simpatico nome di Repubblica Italiana. Il Governo di questa, che fa certo un de’ tempi più lieti perla Lombardia, favorì un’edizione dei Classici Italiani, che, se riuscì troppo inferiore all’assunto, capricciosa nella scelta, senza discernimento delle migliori lezioni, nè senno filologico nelle note, inadeguata in somma, non che alla presente dottrina, ma a quella che già allora mostravano filologi toscani, pure recò nelle librerie e sui tavolini una quantità di autori ormai dimenticati, e costrinse i giornali e il bel mondo a tenerne parola.

Il Vaccari, ministro dell’interno, conforme al titolo e al sentimento del Regno d’Italia, zelava lo scrivere corretto anche nelle cancellerie; al qual uopo avea fatto compilare da Giuseppe Bernardoni un Elenco di alcune parole frequentemente in uso, le quali non sono ne’ vocabolarj italiani (Milano, 1812). Fu il primo anello d’una serie che ora non sa finire; aveva il merito della sobrietà che manca ai successivi; abbondava nelle proscrizioni, come è il solito di tutte le riazioni e com’era necessità del suo titolo: sicchè poca fatica costò a Giovanni Gherardini l’opporgli esempj classici di voci da esso condannate. Ma cogli esempj che cosa non si giustifica, dal Bartoli fino al Viani?

Il Vaccari, nel 1813, informato che trovavansi in Padova i manuscritti del Dizionario della volgare elocuzione del padre Giampietro Bergantini e altri lavori congeneri in 19 volumi, li comprò, e insieme coll’unico volume pubblicato d’esso Dizionario1, divenuto rarissimo, lo spedì all’Istituto Nazionale, perchè vedesse modo di crescerne gloria al nome italiano, e secondare le premure dell’imperatore, il quale “col far rivivere l’Accademia della Crusca e coll’accordare generosi premj ai più purgati scrittori, ha dimostrato quanto gli stia a cuore l’incremento del nostro idioma„.

Giusta la consuetudine, si elesse nell’Istituto una Giunta2, e questa, lodando a cielo l’opera del Bergantini, forse per le condiscendenze solite verso i ministri, propose che il corpo accademico assumesse fra le principali sue occupazioni il perfezionare il Dizionario della lingua italiana;

  1. Della volgare elocuzione illustrata, ampliata, facilitata; opera di Giampietro Bergantini, Ch. R. Teatino. Vol. I, contenente A. B. Venezia, Lazzaroni, 1740.
    Le voci italiane del Bergantini furono dedicate al conte Jacobo Sanvitali, illustre parmigiano, adoprato in impieghi e diplomazia. Esso lo ricambiò col Parere del conte Jacobo Sanvitali (Venezia, 1746), nel quale toglie a difendere l’uso della mitologia nelle poesie moderne, contro un Luigi Salvi, che aveva pubblicato una dissertazione per disapprovare quell’uso. Altrettanto avea fatto, com’è noto, il Tasso nel dialogo il Cataneo, ovvero degli idoli.
  2. Paradisi, Oriani, Volta, Carminati, Morosi, Monti, Lamberti, Rossi, Bossi Giuseppe, Araldi, Carlini.