Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/179

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appendice d 169

prese le mosse da quel della Crusca, si avrebbe cura d’emendarne gli sbagli, arricchirlo di moltissime voci desunte da autori in esso citati, e aggiungervi tutte quelle necessarie alle arti ed alle scienze, chiamando per ciò in soccorso tutti i letterati e scienziati del regno1.

Esso ministro regalava all’Istituto una copia del Dizionario di Verona postillato dal Lamberti, che allora avea chiuso i suoi giorni, e ne prendeva occasione per dar nuova spinta all’opera. Infausto momento a imprese letterarie quando il paese era minacciato da nuovi liberatori, e impedita la comunicazione fra i dipartimenti, e in conseguenza fra le sezioni in cui era diviso l’Istituto. Il nembo addensavasi, e quel regno smagliante,

  1. Milano, 30 maggio 1813

    Nell’esaminare, che ha fatto la Commissione i voluminosi manoscritti del Bergantini, i quali han di molto illustrato ed accresciuto il tesoro della lingua e della elocuzione italiana, ha sentita profondamente la importanza e l’utilità dell’acquisto fattone da S. E. il ministro dell’interno, ad uso e profitto precipuamente del R. Istituto; e colla massima alacrità s’è rivolta a meditare e a prescegliere i modi più acconci di giovarsene, per incremento e gloria del nostro soave e non mai abbastanza studialo ricchissimo idioma. Corsero tostamente le prime riflessioni sul Dizionario della Crusca, lavoro grande e difficile, che onora il secolo in cui comparve, ma tale però, che non si può considerare come unico e perfetto deposito di tutta la dovizia della nostra lingua. Imperocchè niuno per esperienza ignora di quanti errori non solo sia sparso anche nella nuova edizione del Cesari, che vocaboli e frasi vi aggiunse non prima scoperte o avvertite, ma quanta messe rimanga pure da farsi negli autori classici, che furono proposti per sicuri maestri di lingua, e quanto si possa utilmente raccogliere da tanti altri libri, che in tutto o in parte eran degni di entrare nel novero dei magistrali. Una poi delle più gravi considerazioni, su cui la Commissione si dovette fermare, fu quella della necessità di provvedere al linguaggio delle arti e delle scienze, le quali non son certe della convenevolezza di parecchi de’ suoi vocaboli, perchè l’Accademia della Crusca non guardò troppo addentro nelle opere scientifiche, e perchè le cognizioni filosofiche, di tanto presentemente accresciute ed estese ilei loro dominio, hanno duopo di spiegare nuove idee e nuove scoperte con parole rispondenti a’ nuovi concetti, giusta l’avviso di Orazio, «si forte necesse est Indieiis monstrare recentibus abdita rerum», confermato da lui poco dopo ove esclama: «ego cur acquirere pauca, Si possum, invideor, cuna lingua Catonis et Enni Sermonem patrium ditaverit, et nova rerum Nomina prolulerit?» Ma per ben riuscire all’intento, senza tema d’introdurre mal a proposito nuovi vocaboli quando per avventura la lingua ne possedesse di equivalenti e proprj, o di peccare poi d’arbitrio o di negligenza nella scelta e nella formazione delle voci necessarie, avvertì la Commissione quanto fosse opera malagevole e pericolosa e vasta l’entrare in siffatta selva senza il soccorso e l’autorità dell’intero ceto de’ dotti, che col sapere e col numero han dritto d’essere magistrati della italiana letteratura; e di dettare all’uopo coll’unanime suffragio nuove appendici al codice della lingua.