Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/264

Da Wikisource.
254 illustri italiani


Da queste lettere non appare ombra di pentimento; e l’inesorabile continuatore del Baronio, scrive: — Quando si vide che questo figlio di Belial rimaneva ostinato, nè si poteva per alcun mezzo ricondur dalle tenebre dell’errore alla luce della verità, fa meritamente consegnato alle fiamme, affinchè, dopo aver qui sofferto momentanei tormenti, si trovasse nel fuoco eterno».

Le sue opere furono raccolte dai molti amici che ebbe1, e

  1. Nella Biblioteca di Siena vedemmo gli autografi di tre sue lettere (Miscellanee, B, x, 8); due sono le stampate, dirette alla moglie e a Lampridio e Fedro, figliuoli: una da Lucca a «Niccolò Savolini scuoiare a Pisa», del 9 novembre 1552, ove si firma «come padre Aonio Paleario», e gli scrive d’aver parlato col vescovo per farlo ordinar prete. Non ci pare importi pubblicarla. Nel codice H, x, 13, di Miscela poetica, a c. 64, vi sono «Rime varie alle sacre e sante ombre del Bongino» con una prefazione di Aonio Paleario «alla molto magnifica et virtuosa madonna Aurelia Bellanti conmadre osservandissima». Fra le molte rime vi ha due canzoni e tre sonetti del Paleario.
    Ivi pure esistono (Miscell., c. VII, 12) «Memorie per servire alla vita di Aonio Paleario, raccolte da Carli Girolamo, e dirette ad Antonio Compagnoni». Fra queste è copia di una lettera di esso Paleario al cardinale Cervini, che poi fu papa: e benchè di poca entità, la trascriviamo:
    «Monsignor reverendissimo et osservandissimo signor mio; Ho havuta la cortesissima di vostra signoria reverendissima, nè altro aspettavo da lei che cortesia et gentilezza, quæ cum aitate et dignitate accrevit simul. In quanto a quello mi dice che bisogna espedire in evidentem ulilitatem, nè io le harei chiesto altrimente, anzi, se vale V fiorini il stajo della terra, darne VII; se VII dieci; sì perchè sono cose di chiesa, sì per l’onor di vostra signoria reverendissima, che lo prepongo al mio utile di gran lunga. Potrassi investire in tant’altra terra, che si vende contigua al podere di Corie, di un certo Cecchino collegiano, molto più vicina et commoda alle cose di detto podere, non mancherà il rinvestire con utile et commodo dell’abbadia.
    «Ringratio la signoria vostra reverendissima dell’espeditione che mi promette gratis, sarà tra li altri infiniti obblighi che le tengo. Che Dio et padre del signor nostro Gesù Cristo la mi preservi sopra la vita mia.
    «Di Menzano il dì XXIX di agosto MDXLIIIj.

    «Di V. S. R. Osservandissimo Aonio Paleario».

    Nella Biblioteca Ambrosiana di Milano vedemmo pure varie lettere, anche autografe, del Paleario: loda grandemente i Milanesi e i decurioni perchè anche nella carestia non lo lasciarono mancare di nulla: altrove al noto storico Michele Bruto si querela perchè avesse stampato una lettera di lui senza informamelo.
    Nel suo processo mss. alla Magliabecchiana, segnato 393, è inserita in islampa l’orazione sua detta a Siena. Il Lazari ne trovò venticinque lettere nella biblioteca de’ Gesuiti. A. Palearii Miscellaneorum ex mss. lib. bibliothecæ collegii romani. Roma, 1757.