Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/270

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— Ho udito in Lucca pochi di sono, fra Bernardino da Siena, veramente rarissimo uomo; e mi piacque tanto, che gli ho indirizzati due sonetti, de’ quali ve ne mando uno». Carlo V diceva: — Predica con ispirito e devozione tale, che farebbe piangere i sassi».

Pietro Bembo, che presto fu cardinale, poco amava i predicatori d’allora, esclamando, — Che ci ho a far io? mai non s’ode che garrire il dottor Sottile contro il dottor Angelico, poi venirsene Aristotele per terzo e terminare la quistione proposta». Ora, il 6 aprile 1536, da Venezia scriveva alla marchesa di Pescara: — Io sono pregato da alquanti gentiluomini di questa città ad intercedere V. S. che sia contenta a persuadere al reverendo nostro padre frate Bernardino da Siena che accetti di venir quest’altra quaresima a predicar qui nella chiesa de’ Santi Apostoli, a riverenzia ed onor di nostro Signore Dio. Tutta questa cittadinanza aspetta di udirlo infinitamente volentieri. Io mi terrò a buona ventura poter conoscere e udir quel santo uomo».

E il 23 marzo seguente; — Ragiono con V. S. come ho ragionato questa mattina col reverendo padre frà Bernardino, a cui ho aperto tutto il cuore e pensier mio come avrei aperto dinanzi a Gesù Cristo a cui stimo lui esser gratissimo e carissimo; nè a me pare aver giammai parlato col più santo uomo di lui. Io non voglio lasciare d’udire le sue bellissime e santissime e giovevolissime predicazioni, ed ho deliberato starmi qui mentre ci stava egli».

Poi al 4 aprile: — Il nostro frate Bernardino (che mio voglio da ora innanzi chiamare, a parte con voi) è oggimai adorato in questa città. Nè vi ha uomo nè donna che non l’alzi fino al cielo. Oh quanto vale, oh quanto diletta, oh quanto giova! Ho pensiero di supplicar Nostro Signore ad ordinar la sua vita di maniera, ch’ella possa bastar più lungamente ad onor di Dio e giovamento degli uomini; che ella non è per bastare, governandola sì duramente com’egli fa».

In fine il 23 aprile: — Mando a V. S. 111. le allegate del nostro reverendo frate Bernardino, il quale io ho udito così volentieri tutti questi pochi dì della presente quadragesima, che non posso abbastanza raccontarlo. Confesso non aver mai udito predicar più utilmente, nè più santamente di lui. Nè mi meraviglio se V. S. l’ama tanto quanto’ Ella fa. Ragiona molto diversamente e più cristianamente di tutti gli altri che in pergamo siano saliti a’ miei giorni, e con più viva carità ed amore, e migliori e più giovevoli cose. Piace