Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/276

Da Wikisource.
266 illustri italiani

bene alcuni saranno che, per più liberamente servire a Dio, dal legame del matrimonio si guarderanno, non però da questa legge del giovare altrui sciolti saranno: anzi assai più degli altri legati fieno; appartenendosi loro, per mezzo dell’ammaestramento e delli esempi delle buone opere, continuamente cercare di giovare alla salute di questo e di quello; come, fra gli altri, fa oggi il sant’uomo frà Bernardino Ochino da Siena, molto in questo più prudente e savio che coloro non sono, i quali, come nemici di tutti gli altri et amici sol si se istessi, vanno a viversi racchiusi ne’ chiostri e per le folte selve dispersi, pensandosi d’imitare in tal guisa Giovanni battezzatore, e non accorgendosi che egli continuamente di predicare e mostrare altrui la via del cielo non restava».

Eppure sotto quelle apparenze l’Ochino covava un’estrema superbia, il desiderio di levar rumore, e la fiducia nel proprio intelletto avendo imparato dai libri di Lutero a cercare nelle sacre carte ciò che alla sua passione condiscendesse. Alleato da prima con quei pietisti che volevano riformare i costumi della Chiesa, ben presto aderì alla dottrina della giustificazione pel solo merito di Cristo, diffusa in Napoli dal Valdes, accettata anche in buona fede da pie e savie persone1. Dicono che, mentre predicava a Napoli in San Giovanni Maggiore nel 1536, il Valdes lo avvicinasse, e fomentandone l’immaginativa e l’ambizione, l’inducesse a insultare Paolo III, che non l’aveva ornato cardinale. Al vicerè Toledo fu rapportato che spargesse errori luterani, e quegli cercò che il vicario arcivescovile chiarisse la cosa; «ma perchè con l’austera vita che mostrava, con l’abito asprissimo, con il gridar contro i vizj ricopriva, il suo veleno, non si potè per allora conoscere se non da pochi la sua volpina fraude». Son parole del domenicano Caracciolo, il quale prosegue: «Pure vi fu alcun che se n’accorse, e fra i primi furono i nostri santi padri don Gaetano Tiene e don Giovanni; i quali poi più chiaramente se n’accorsero nel 1539 quando l’Ochino, predicando nel pulpito del duomo, andava spargendo molte cose contro il purgatorio, contro le indulgenze, contro le leggi ecclesiastiche del digiuno, ecc.; e quel che fu pessimo, soleva talora l’empio frate proferire interrogative quel che sant’Agostino dice negative, Qui fecit te sine te, non salvabit te sine te? dando a questo modo ad inten-

  1. Vedasi quanto ne dicemmo in Vittoria Colonna e in Aonio Paleario.