Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/281

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frà bernardino ochino 271

refettorj, e che il marchese Del Vasto governatore di Milano volea ne’ suoi consigli e al letto di sua morte, udendo l’Ochino predicare a Verona, predisse cadrebbe nell’eresia.

E in fatto cominciò a mostrare disgusto dell’orazione, del coro, della messa, al punto che tutti ne prendeano scandalo: qualche monaco il rimproverò, tra cui frate Agostino da Siena gli disse lepidamente: — Andando ad amministrar la religione senza la preghiera, mi somigliate a chi cavalca senza staffe. Badate non cascare». Egli rispondea che non cessava di ben fare. Poi talmente si avviluppò in affari di principi, che non avanzava tempo a dire l’uffizio, e ne domandò la dispensa dal papa. Insieme prese famigliarità con eretici, ne gustava i libri, fantasticava innovazioni.

Il papa non sapeva indursi a crederlo traviato; e l’invitò a Roma coi maggiori riguardi, avendo divisato di ornarlo cardinale. Egli bilicossi lungamente tra rinnegare le sue dottrine, o esporsi alla morte sostenendole; e il Ghiberti, santo vescovo di Verona ove allora egli si trovava, lo indusse andare a consultarne il cardinale Contarini a Bologna. Giunto colà, il trovò sì gravemente ammalato, che non potè averne se non queste parole: — Padre, voi vedete a che stato sono ridotto: pietà di me; pregate Dio per me, e fate buon viaggio».

L’Ochino passò a Firenze a visitare Pietro Martire Vermiglio, e questi, che già era fisso nell’eresia, lo dissuase risolutamente dall’andare a Roma nè mettersi in mano del pontefice, bensì seguisse il consiglio del Salvatore, «Se siete perseguitati in un paese fuggite in un altro». Mosse dunque per Siena a salutare i suoi; e vedendosi o credendosi in pericolo di venir preso, si ricondusse a Firenze, e di là scrisse alla marchesa di Pescara, palesandole l’ansie sue. — Con non piccolo fastidio di mente mi trovo qui fuor di Firenze, venuto con animo d’andar a Roma, dove sono chiamato, benché da molti ne sia stato dissuaso, intendendo il modo col quale procedono; perchè non potrei se non negar Cristo, o esser crocifisso. Il primo non vorrei; il secondo sì, con la sua grazia, ma quando Lui vorrà. Andar io alla morte volontariamente non ho questo spirito. Dio, quando vorrà, mi saprà trovar per tutto. Cristo m’insegnò a fuggir più volte ed in Egitto ed alli Samaritani: e che andassi in altra città quando in una non ero ricevuto. Da poi, che farei più in Italia? Predicar sospetto, e predicar Cristo mascherato in gergo; e molte volte bisogna bestemmiarlo per soddisfar alla superstizione del mondo; nè