Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/305

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frà bernardino ochino 295

e smaniato di trovare eresie, tanto che denunziò alla facoltà parigina molte proporzioni ereticali fin nell’opera del cardinale De Vio Ientacula, hoc est proletarissima plurimarum notabilium sententiarum novi testamenti liberate expositio. A vicenda, quando si tratto di elegger vescovo il Caterino, Bartolomeo Spina, maestro del sacro palazzo, recò in mezzo cinquanta proposizioni, tolte dalle opere di lui, dandole come ereticali: ma egli se ne difese. Ciò ad indicare come allora fosse divulgata l’accusa di eresie1.

Pensate se risparmiò la pestilente dottrina di fra Bernardino Ochino.

    che co’ teologanti cattolici. Spirito indipendente, non si chinava ali autorità di san Tommaso o di sant’Agostino o d’altri: benchè domenicano, asseriva l’immacolata concezione di Maria; contro san Tommaso sosteneva che Gesù Cristo sarebbe venuto al mondo, quand’anche Adamo non avesse peccato; nei commenti sui primi capitoli della Genesi e sulle Epistole canoniche, non esita a combattere spesso i cardinale Cajetano, imputandolo d’interpretazioni umane e opinioni singolari; nel trattato della Grazia, asseriva potersi esser certi della giustificazione dottrina simi e alla luterana, che gli fu ribattuta; sulla predestinazione opinava che pochi fossero eletti assolutamente, ma per un gran numero il decreto fosse condiziona e; che, bambini morti senza il battesimo godono una felicità conveniente, e sopratutto non esser necessario che il ministro de’ sacramenti abbia l’intenzione di far cosa sacra, purchè ne adempia le cerimonie. Lettere di gran lode gli scriveva il Sadoleto, e trovava eccellente il libro suo sul peccato originale e sulla giustificazione, materia tanto difficile, intorno alla quale erangli rimasti certi dubbj, che a tempo più calmo intendeva comunicargli; pure diceva non aver letto nulla di più erudito e dove gran dottrina fosse accoppiata con tanta prudenza e vera religione.

  1. Il Pazzi scrive che il Caterino, già vecchio, nella Minerva di Roma più volte era veduto piangere: e chiesto del perchè, rispondeva, dolergli d’avere scritto con tanta acrimonia contro alcuni padri, e suggeritogli che colla stessa mano che avea ferito poteva medicare, taceva e piangeva.
    Nei Libri V adversus Lutherum, egli diceva all’eresiarca: — Se la Chiesa non e che in ispirito, come si potrà riconoscerla sulla terra?»
    Lutero rispondeva che la Chiesa è unicamente interiore, ma che i caratteri ai quali distinguerla sono il battesimo, la cena e sopratutto il Vangelo. Ma non sono questi appunto che fanno della Chiesa una istituzione visibile?
    Il Caterino fu vescovo di Minore, poi arcivescovo di Consa ed uno dei più operosi al Concilio di Trento, ove i suoi discorsi erano volontieri ascoltati per una certa franchezza, per la quale pareva inchinare verso gli eretici, mentre era soltanto vaghezza di farsi nominare colle novità; «uomo (dice il cardinale Pallavicini) di somma reputazione ne’ suoi atti, di minore nelle sue opere, forse non favorito in esse dalla universale opinione altrui; ma nelle contese cogli eretici e nelle funzioni del Concilio non inferiore d’applauso a veruno de’ coetanei e de’ colleghi». Morì settuagenario nel 1553.