Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/313

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frà bernardino ochino 303


Ma accusato di opinioni antitrinitarie e di consentire la poligamia, viene costretto ad una professione di fede, ed egli giura di vivere e morire nella fede di Zuinglio. Ma subito n’ha pentimento, in pulpito impugna alcuni dogmi di questo, e ne’ suoi Labirinti nega quasi tutte le verità cristiane: onde n’è sbandito, e neppure ottenendo d’indugiarsi fino alla primavera, di settantasei anni, nel cuor dell’inverno, con quattro figliuoli è costretto ripigliare il cammino dell’esigilo, verso la Polonia.

    Fra i profughi nostri, che, allettati dalla vicinanza, dal clima, dalla lingua, dai costumi ancora italiani, si fermavano in quei baliaggi, primeggiava il prete Giovanni Beccaria, nobile milanese, che ebbe possessi e cittadinanza a Locarno. A Roma avea conosciuti l’Ochino, il Carnesecchi, il Vermigli, e tornato a Locarno il 1534, vi diffuse gl’insegnamenti di questi, sotto il manto di una scuola di letteratura: anzi l’arciprete, che noi sospettava, l’invitò a fare alcuni sermoni, che piacquero assai. Legò amicizia cogli Orelli, con Giovanni e Martino Muralti, con Lodovico Ronco, e crebbe di proseliti, massime dopo tornato nel 1540 d’un viaggio in Francia, e fu secondato da Benedetto da Locamo minor conventuale, rinomato predicatore, da Cornelio di Nicosìa dell’Ordine stesso, e dal commissario protestante Gioachino Baldi di Glarona. Ma succeduto balio il cattolico Niccola Wirz nel 1548, impedì il propagarsi delle dottrine eterodosse; ordinò si osservassero le feste, i digiuni e le altre pratiche ecclesiastiche: poi volle si tenesse una pubblica disputa. Agli 8 agosto 1549, fra grati concorso di popolo, per quattro ore si disputò sul testo evangelico Tu es Petrus et super hanc petram ædificabo ecclesiam, poi sulla confessione auricolare, sul merito delle opere buone; e il commissario che vi presedeva, indignato delle risposte ambigue, finì coll’ordinare che il Beccaria fosse tratto prigione. Ma trenta giovani suoi adepti nel cavarono a forza; ed egli reputò prudenza ricoverare nella Mesolcina, Valle italiana sottoposta ai Grigioni; dove ammogliatosi, tenne a educazione figliuoli d’Italiani, che li volessero allevati nella Riforma.
    Tale prossimità turbava i sonni del papa e del re di Spagna come duca di Milano. Pertanto Carlo Borromeo, che già aveva istituito il Collegio Elvetico a Milano onde preparare pastori a questi paesi, penetrò nella Svizzera in qualità di legato pontifizio, e a sua istanza i Cantoni cattolici posero argine a quel dilatarsi dell’eresia in Italia con severi divieti (1552) e pena dieci scudi a chi tenesse libri o scritti contro la fede cattolica; si minacciò fin di morte chi bestemmiasse le cose sacre; la pasqua del 1554 si ordinò che ogni persona dovesse effettivamente e vocalmente confessarsi e comunicarsi; chi moriva senza confessione restasse escluso dalla sepoltura sacra. Pure i novatori non desistevano; adunavansi principalmente nelle case dei Muralti, dei Duno, degli Orelli e del costoro cognato Francesco Bello di Gavirate, e domandarono d’avere un pastore riconosciuto e chiesa propria. Un catalogo del luglio 1554 novera ottantasei famiglie riformate, composte di centrentacinque membri, oltre i fanciulli e oltre i timidi e vulgari, che non son catalogati. L’OrelIi, il Muralto, il Duno recaronsi a Zurigo a chieder protezione dai Cantoni riformati, formolando la lor professione di fede, per cui accettavano il Credo, faceano Cristo