Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/322

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310 illustri italiani


Lodovico Antonio Muratori nacque poveramente il 21 ottobre 1672 a Vignola, terra ubertosa sulla sinistra del Panaro, nell’altipiano dei colli di Canapiglia, 21 chilometri al mezzodì di Modena, e patria di altri, illustri per sapere e virtù, fra’ quali basti nominare il Barozzi legislatore dell’architettura, Giovanni Fontana vescovo di Ferrara e scrittore, Pierantonio Bernardoni poeta cesareo, Veronica Cantelli poetessa e pittrice, altri verseggiatori e ultimamente Agostino Paradisi.

Quei nomi udì forse il giovane Lodovico menzionare nella sua modesta famiglia1; e avido di sapere e non avendo i mezzi d’aquistarlo, collocavasi sotto alla finestra della stanza ove un maestro insegnava la grammatica, e ne rubava le lezioni, finchè quegli accortosene, tolse a insegnargli quel poco che sapeva. I suoi genitori; vestitolo chierico, trovarono modo di porlo nella vicina Modena sotto dei Gesuiti «che non mancarono di educarlo sollecitamente nella pietà», e in oltre a buoni e severi studj, alla filosofia, alla giurisprudenza, alle lingue antiche. Egli confessa aver cavato non solamente diletto, ma amore della lettura, e scorrevolezza di stile dai romanzi (ora a noi insopportabili) di madama Scudery, pure esortando i giovani a guardarsi da siffatte bizzarre invenzioni. Era anche appassionato dei poeti che si leggevano in una conversazione2, dove capitarono i versi del lodigiano Lemene e del milanese Maggi, ed eccitarono ammirazione.

Detto com’egli si piacesse di Seneca, Epitteto, Arriano, conchiude: — Non mi sono mai pentito nè si pentirà alcuno di avere imbevuta l’anima di que’ rigidi insegnamenti, contenendo essi non poche massime, utilissime nell’uso, e convenienti anche al filosofo cristiano»3.

Benedetto Bacchini, dotto cassinese, allora storiografo presso Francesco II, l’innamorò della laboriosa erudizione che non s’impara nelle

  1. Nella casetta sua v’è una camera, ove una lapide dice: Qui nacque Lodovico Muratori e basta.
  2. Quest’uso delle conversazioni accademiche è antico in Modena, e avremo occasione di ricordare quelle dei Grillenzoni, descritte dal Castelvetro.
    Un’accademia a Modena aperse nel suo palazzo il conte Gherardo Rangoni, illustre per uffizj negli ultimi tempi del secolo passato, e che, dopo l’occupazione francese, visse a Vienna ove morì il 1815. In quell’accademia univa dodici dotti, e gl’incoraggiava col suo esempio e con una medaglia d’oro. Vi si lessero quarantadue memorie scientifiche, oltre nove d’esso Gherardo su argomenti filosofici e politici.
    È superfluo ricordare la Società dei Quaranta.
  3. Al Porcia.