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Pagina:Iucunda sane (Roma 1904).djvu/13

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sofici innumerabili, d’ogni forma, d’ogni genere, superbamente vantandosene i maestri, quasi avessero finalmente conquisa la dottrina della Chiesa, rifiutati i dogmi della fede, dimostrato l’assurdo dei suol insegnamenti. Ma quei sistemi l’un dopo l’altro si annoverano nelle storie, dimenticati, falliti; mentre dalla rocca di Pietro rifulge così sfolgorante la luce della verità, come quel giorno che Gesù l’accese al suo apparire nel mondo e le diede l’alimento della sua divina parola: Passerà il cielo e la terra, ma le mie parole non passeranno1.


Noi nudriti di questa fede, solidati su questa pietra, sentendo nel fondo dell’animo tutti i doveri gravissimi che il Primato C’impone, ma insieme tutto il vigore che per volontà divina in Noi deriva, attendiamo tranquilli che si sperdano al vento le tante voci che ci gridano intorno, che la Chiesa cattolica ha finito il suo tempo, che le sue dottrine sono per sempre tramontate, che da qui a poco essa si vedrà condannata o ad accettare i placiti della scienza e della civiltà senza Dio od a sparire dall’umano consorzio. Insieme però non possiamo fare a meno di ricordare a tutti, grandi e piccoli, come già fece il Pontefice S. Gregorio, la necessità assoluta di ricorrere a questa Chiesa per avere la salute eterna, per battere la diritta via della ragione, per nutrirsi della verità, per conseguire la pace e la stessa felicità di questa vita terrena.

  1. Matth. xxiv, 35.